Gentile dottoressa,
sono una ragazza di 22 anni, mi chiamo Elena ho un’indole sottomissiva: ancora non riesco a definirmi slave perchè non ho mai avuto un’esperienza effettiva di sottomissione, con un master, e questo è proprio il punto della mia email. Ma se non ritieni che questo ragionamento sia corretto, diciamo che sono una slave. Dicevo, per la prima volta, dopo tre anni di esplorazione e ricerca in questo mondo, ho trovato finalmente i dubbi della gente. Di certo non credevo d’essere l’unica a vivere in maniera controversa e un po’ critica il mio essere, ma vedere che le persone hanno alcuni dei miei stessi interrogativi mi ha un po’ sollevato da questo macigno. Credo di aver sempre saputo che tipo di persona sono in questo senso e del fatto che ho (vorrei) una sessualità diversa da quella “normale” (cos’è poi il normale?), ma è da circa tre anni che ne ho preso effettivamente coscienza e che ho dato un nome a tutto questo. Sono riuscita a confessarlo per la prima volta quest’anno, al mio ragazzo, con cui ho una storia che dura da quattro anni, ed è l’unica persona ad esserne a conoscenza. Ed è successo in modo complicatissimo. Infatti, mi capita (e prima che gliene parlassi mi capitava ancor di più) di avere dei periodi in cui la mia voglia di sottomissione è talmente forte, un bisogno, che non riesco più a controllare, però cerco di farlo perchè non sono pronta a farlo sapere alla gente, non potrei prendermi questa responsabilità da sola, non ne ho la forza nè nessuno che mi guidi a farlo. In questi periodi di bisogno fortissimo, non potendo far nulla nella vita quotidiana, cerco un po’ di sopire i pensieri impegnandomi in altre cose, ma a volte non basta, allora (ed è quel che è capitato lo scorso marzo, quando ne ho parlato al mio ragazzo), mi rifugio in siti di bdsm come appartenenza. Qui è dove circa a gennaio ho iniziato a sentire via email un Master, lui con già molte esperienze sebbene avesse solo 28 anni e non fosse un professionista del settore, mi ha immediatamente catturata e i rapporti si sono stretti finchè tutto ciò mi ha mandato del tutto in crisi e ho persino lasciato il mio ragazzo. Nel breve periodo in cui io e il mio ragazzo non ci sentivamo (non gli avevo detto del Master, gli avevo detto di credere di non amarlo più), i rapporti tra me e il Master si sono stretti ancor di più, non so nemmeno spiegare come fosse accaduto tutto questo, forse sapeva come attrarmi a lui, dato che poi mi sono accorta che forse stavo sbagliando. Mi sono trovata ad un bivio, come se dovessi scegliere tra due uomini e allora ho sentito che la faccenda del Master era tutta una cosa montata in un periodo in cui io ero particolarmente sensibile, e che non potevo mandare all’aria le cose con il mio ragazzo che amavo e amo per un uomo mai visto nè conosciuto per il quale ho preso una sbandata su internet (sentendomi una sciocca anche per questo). Sono tornata assieme al mio ragazzo, al quale a quel punto ho raccontato tutto. Non sarei mai riuscita a nascondergli una cosa simile e a fatica mi son fatta perdonare. Gli ho spiegato del fatto che ho una sessualità diversa da quella delle altre persone, che ho bisogno però di un qualcosa che non è solo a livello sessuale, ma anche e soprattutto psicologico, mentale. La sottomissione solo fisica non mi interessa. Il punto è che io amo il mio lui, sto bene con lui, ma non è un Master; ogni tanto cerco di prendere questo discorso, lui non ha niente contro al fatto di avere certi gusti, ma di certo non li può soddisfare, al massimo fisicamente. Il sesso con lui è stupendo, ma da poco tenta di fare qualcosa di “dominante” nei miei confronti, e non gli riesce al meglio…semplicemente perchè non è un Master. Mi chiedo quindi, anche se so d’essere giovane e di avere tempo, devo rinunciare a quel che sono per amore? Quanto tempo potrò continuare così? Come faccio a spiegare le cose per bene al mio ragazzo? Gli avevo chiesto anche di informarsi per approfondire l’argomento, io non sono in grado di spiegarglielo; mi aspettavo che mi avrebbe fatto delle domande, ad esempio la classica “cosa ti piace?”, ne abbiamo parlato una volta senza andare a fondo però, probabilmente per colpa mia, perchè comunque ero imbarazzata a parlare di certe cose con lui. Dopo tutto quel tempo che mi ha conosciuta in un modo, avevo paura mi giudicasse. Non mi giudica per fortuna, ma non si interessa. Forse pretendo troppo da lui. Lui si aspetta, perchè me l’ha detto, che sia io a prendere in mano la situazione, spiegandogli per bene etc, ma non ci riesco, va contro quel che sono ovvero una persona sottomissiva; ho bisogno d’essere guidata e aiutata in certe cose. E non posso fargli questi discorsi, non li capirebbe, perchè non sa cos’è questo “mondo” se non per sentito dire. Ora, è come se avessi messo tutta la faccenda bdsm in stand-by, in pausa. E il fatto di doverci rinunciare per sempre mi rattrista troppo. E mi fa anche male sapere che la persona che amo non mi può dare certe cose. Allo stesso tempo, non glielo voglio far pesare. Cosa ne pensi?Ti ringrazio e saluto Elena”
Cara Elena,
la tua mail solleva più d’un concetto d’interesse. In realtà il concetto di normalità ossia di convenzionalità sarebbe da considerarsi propriamente come un “modo” un “metodo” di porsi. Ed è soprattutto opinabile. Ad esempio sapevate che i filippini per dimostrare il rispetto ad un titolare fuggono lo sguardo dello stesso? Oppure che i cinesi per dimostrare di avere interesse verso un dato argomento prima di rispondere fanno intercorrere una lasso di tempo importante tra una domanda e una risposta? E sapevate che noi occidentali interpretiamo tali comportamenti proprio come mancanze di rispetto? Poiché se una persona non ci guarda negli occhi mentre le parliamo, siamo propensi a credere che ci sta nascondendo qualche cosa. O che sia ambigua. E se una persona non risponde subito ad una nostra argomentazione, crediamo che non sappia cosa dire, o che stia trovando delle scuse. Eppure questi atteggiamenti sono sinonimo di diversa interconnessione individuale culturale. Quindi la normalità di un italiano è diversa per sua stessa convenzione, dal concetto di normalità di un filippino. Come vedete il concetto di normalità può essere diversificato tra i popoli stessi. Figuriamoci tra ogni singolo individuo e figuriamoci se spalmato su strutture di vita diverse. Sinché tale concetto, lo applichiamo come conditio sì né qua, di termine etico al quale rapportarsi, o come criterio giudicante, vi saranno sempre persone confuse, disorientate che crederanno di essere trasgressive rispetto ad altre. Quindi non degne di considerazione universale perché giudicate “diverse”. Dobbiamo invece ricordare che l’unico criterio che va tenuto in considerazione per poter giudicare il comportamento di qualcuno, non è la modalità con la quale sceglie di vivere la sua vita. Ma se questa modalità possa pregiudicare la vita altrui, se tale modalità è patologica o illecita. Tutti, siamo degni di felicità. E la felicità vera sta proprio nella nostra capacità di realizzarsi. Ed ognuno ha il diritto di farlo come ritiene opportuno purché lo faccia all’interno di criteri etici e civici che stanno alla base del comune senso del rispetto e della convivenza. E’ certamente sbagliato etichettare qualcuno se vice la sua intimità in modo parafiliaco non nuocendo a nessuno. Ma è anche sbagliato accettare il fatto che ognuno ha diritto di esprimersi come vuole. Non è così .Perché l’esercizio arbitrario dei nostri diritti o delle nostre libere scelte sono limitati dai diritti altrui. Va bene essere quindi non convenzionali, purché questo non nuoccia alla comunità. Impariamo a dare valore reale alle parole e a non interpretarle unicamente in base a preconcetti che tra l’altro non hanno basi pratiche sulle quali approcciarsi. Perché se al concetto di convenzionalità sessuale, o di “normalità” fosse seguita una risultante di persona a modo,(persona normale = persona a modo) sapete quanti mariti eterosessuali che fanno sesso convenzionale, o quanti preti convenzionali, o quante maestre convenzionali, ossia normali sono in realtà contenitori di vera malvagità pronta ad esplodere? Quindi andiamo oltre ai luoghi comuni e impariamo a vedere le persone per ciò che sono e per ciò che danno e non per il modo con il quale decidono di vivere sessualmente o non, la loro vita”.
Ora entro nel modo più specifico nel tuo status. Al di la che dal momento in cui un persona si sbarazza definitivamente dalla zavorra “ confusione” riesce da sola a capire qual’é la sua strada e a come esercitarla. E per fare ciò ti suggerirei di fare alcune sessioni con me di coaching. Sono certa che ne usciresti energizzata, serena e liberata. Pronta a mordere la tua vita con grinta e motivata.
Ciò che scrivi delinea di certo una personalità che trova appagamento nell’essere guidata. Ma è facile nel tuo caso, incorrere in false guide che invece di proteggerti e guidarti nella scoperta del tuo sé parafiliaco, ti usino. Di fatto è troppo facile che un dominante si faccia “prendere la mano”. E purtroppo ciò che pensa la gente sui dominanti master è in un certo qual modo vero, avvalorato soprattutto dagli stessi attraverso l’utilizzo di atteggiamenti non di dominazione o guida ma di manipolazione e plagio. Tuttavia so di non sbagliarmi, pur non conoscendoti, di ritenerti una persona non stolta, che pur di seguire quelle che sono le sue propensioni si affiderebbe a chiunque in modo approssimativo. E il fatto stessa che tu mi abbia scritto lo dimostra. La tua esperienza in sé dimostra come a volte la fantasia può addirittura rischiare di rovinare una concreta realtà. Ti sei chiesta perché nonostante questo master sia stato bravo a saperti “prendere” attraverso argomentazioni che non ha inventato, ma che via via di certo tu stessa gli hai dato occasione di conoscere ed implementare scrivendo spunti che lui ha assemblato, ad un certo punto non ti quadrava? Come hai scritto tu stessa, dopo avere concretamente lasciato il tuo ragazzo, per provare questa azione virtuale con lui non sei stata così stolta d’averlo fatto dicendogli la verità? Forse non è perché nemmeno tu credevi in fondo a questa verità? Tu stessa citi che ti sei resa conto che il rapporto con il master era montato. Ma da cosa, visto che era ideale per te? Beh, vedi Elena. Noi siamo animali complessi. Per sopravvivere siamo dotati di istinto, emotività e razionalità. Quando l’emotività fuoriesce a livelli molto alti, tali da subissare la ragionevolezza, per istinto di conservazione saltano fuori i presentimenti. Che altri non sono che forme di razionalità inespresse che ci dicono in forme diverse che stiamo sbagliando, di stare attenti, di non esagerare, di andare con i piedi di piombo o di riconsiderare una certa scelta. Nel tuo caso, la tua razionalità inespressa ti avrà detto: “ ma come puoi pensare che un rapporto virtuale con una persona che non conosci, che non hai mai visto, che non sai se corrisponde a ciò che scrive o a come si propone valga la resa in un rapporto che già era consolidato?” oppure” sei certa che questo è ciò che vuoi?”. In realtà forse, tu non cerchi una sottomissione tout court con chiunque lo faccia, ma ambiresti ad averla da chi ami. Ma forse da lui non t’aspetti di poterla ottenere come lo farebbe il tuo ragazzo se ti capisse. E ti trovi ad un bivio. Da una parte la spinta di ciò che sono le tue propensioni ti invitano a poterle soddisfare, dalla’altra chi ami non lo fa. E non sei disposta a rinunciare all’uno o all’altro. E cerchi l’idillio perfetto. Da una parte cercando di cambiare il tuo lui, sperando che lo faccia, dall’altra cercando altro. Nel frattempo ti poni una corretta domanda. Anzi te la pone il tuo istinto. Ti chiedi se è giusto rinunciare a quel che sei per amore. Ti provoco. Prova a metterti nei panni del tuo ragazzo. Lui non è interessato alle parafilie. Anzi direi, non è interessato a quel genere di parafilie. Perché siamo tutti parafilisti. E’ giusto che lui rinunci ad essere quello che è per amore? Come la vedi ora? Ciò che sto cercando di dirti è che quando in una coppia c’è incompatibilità, non è solo uno che ne soffre ma entrambi. Vedi, non c’è cosa più difficile da gestire che una relazione tra una coppia incompatibile. Ma voi lo siete? Forse lo siete in quell’ambito, ma in altri no, altrimenti non lo ameresti. Quindi, ciò che dovreste entrambi fare è prendere atto che voi due lo lì siete. Dico entrambi poiché una mal di coppia va sempre gestito in due. E poiché tu gli hai comunicato quali sono le tue propensioni, avendogli anticipato di certo che il tuo tradimento è nato appunto dal fatto che lui non poteva soddisfare le tue fantasie, sembrerebbe che lui abbia persino accettato questa debolezza sentendosi in un certo qual modo corresponsabile. Questa è una bellissima cosa che devi considerare. Quindi chiedetevi entrambi se per stare insieme ognuno di voi, è risposto a rinunciare ad un pezzetto di sé stesso per fare star bene l’altro. E forse vi renderete conto che rinunciare a qualcosa che fa felice l’altro, rende ancora più felici se stessi. Questo Elena è amore.
Se volete porre un quesito scrivete o mandate un video-messaggio
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peter slv dice
La Competenza e la Sensibilità di Miss Elisa hanno un altissimo valore; puntuale e ineccepibile. La bellissima lettera di Elena penso che abbia un valore simbolico, quanti si sono trovati e si trovano nella sua stessa situazione..io sono uno di quelli, anch’io mi sento un asteroide che gravita attorno a dubbi, tensioni, pulsioni, sensazioni, ripensamenti, caos, piacere sublime, tristezza, paura, desiderio folle, follia, amarezza, pianto, gioia….e anch’io mi sono avvicinato a Miss Elisa perchè vedo in Lei un’altissima Esperienza, una grandissima capacità di ascoltare, un punto fermo, un faro, capace di illuminare il buio interiore popolato da insicurezze.
peter
Alessandro dice
Così come non esistono persone che si possano definire totalmente prive di spinte parafiliache e così come non esistono di fatto persone completamente “normali”, allo tesso modo non esistono i legami “perfetti”.
Anche ammettendo l’esistenza di “complementarietà” perfetta in una coppia, essa è destinata a mutare nel corso degli anni in quanto è molto difficile che le evoluzioni individuali di un partner corrispondano ad un’evoluzione complementare nell altro.
In ogni rapporto di coppia ci sono quindi delle “imperfezioni”, dei piccoli rospetti da ingoiare. Tutto sta nel valutarne l’importanza e decidere se il gioco vale la candela.
Anch’io sono convinto che “amore” sia in definitiva la capacità di sopportare meglio le piccole incompatibilita e di saperle mettere in secondo piano in nome di un bene supremo.
Mi accorgo però che se non esistessero queste “scabrosità” relazionali, il mio rapporto sarebbe terribilmente monotono 😉
In ogni rapporto umano esiste una certa componente di dominazione e sottomissione. Tale componente deriva dall’interazione caratteriale fra i due individui ed è molto difficile da alterare, proprio perchè innata.
Io non credo all’esistenza di soggetti completamente dominanti e soggetti completamente sottomessi, ma credo che ogni rapporto umano sancisca specifiche modalità relazionali. Quindi io sarò sottomesso in uno specifico rapporto con una persona, ma potrò risultare dominante nel rapporto con un’altra.
Se il suo ragazzo, benché avvisato e benché abbia dimostrato di comprendere, non riesce ad innescare il suo ruolo “dominante” nei confronti di Elena, ciò probabilmente è dovuto al fatto che egli abbia, in questo particolare rapporto, un ruolo di sottomissione.
Purtroppo l’unico modo per variare questa relazione caratteriale fra i due passa attraverso la simulazione di sottomissione caratteriale da parte di Elena. Tale “simulazione” rappresenterebbe però la negazione della sincerità che deve stare alla base dei rapporti di coppia, rischiando conflitti insanabili, e difficilmente potrebbe riuscire nel suo intento. Inoltre la spinta da parte di Elena ad essere “dominata”, qualora assecondata, la metterebbe nella posizione “decisionale” che di fatto è riservata ai dominanti.
Poi, se si “adattasse” al ruolo di dominante il ragazzo rinuncerebbe probabilmente alla sua indentità e la sofferenza, invece di sparire, cambierebbe semplicemente padrone.
L’unica cosa che mi sento di consigliare ad Elena è di valutare quali sono le priorità per lei e decidere di conseguenza quale strada perseguire.
letizia dice
Quando Elena scrive che nell’esplorare il blog di Miss Elisa ha letto di persone che hanno espresso dei dubbi e interrogativi sui rapporti master/ slave mi fa piacere, in quanto mi rivedo in parte nel suo percorso.
A differenza di lei, però, io non ho mai avuto un ragazzo con cui condividere l’amore e un amante con cui condividere le fantasie. Per me le due cose sono indi scindibili, e mi piacerebbe che anche per Elena lo diventassero, serenamente.
Sono inoltre sicura che una serie di incontri, anche virtuali, con Elisa potrebbero aiutarla in questo.
rosso cardinale dice
Miss complimenti per la tesi e il diploma!! Me sento un po’ come se avessi tenuto il pupetto a battesimo! Se vede com’è cresciuta nell’ultimo anno e da questa risposta lei si dimostra un ottima coach!
Majo dice
Elena, credo tu sia in una stranissima situazioni: da una parte hai dei bisogni di un certo tipo, dall’altra un ragazzo fantastico..
Si è dimostrato aperto, comprensivo, ti ha dato fiducia, ma non può essere ciò che non è..
Non saprei cosa dire, ma certo in qualsiasi rapporto verrà il momento di rinunciare a qualcosa per un bene superiore: quale sia questo qualcosa, e quanto possiamo farne a meno dobbiamo saperlo noi..
Credo che nessuno possa rispondere a questa domanda se non te stessa, ma nello stesso tempo devi essere cosciente che con te al momento c’è un gioiello di persona..
Lo so, non è una risposta la mia, ma almeno ti chiedo di seguire il consiglio di Miss Elisa, contattala, magari valutate insieme se è il caso di far partecipare anche lui..
Forse con lei avrai modo di chiarire un po’ di più dentro te stessa e quindi successivamente con lui..
In bocca al lupo
Majo
lucien dice
Buonasera Elena, rinunciare ad essere se stessi è un grave errore
Laddove scegliamo questa strada entriamo in una dimensione mentale psicologicamente scissa (in senso psicodinamico si dice così)
Sei animata da un bisogno profondo ..ed un bisogno in ambito sessuale relazionale è una forma profonda di comunicazione, una comunicazione con cui noi esprimiamo tutto noi stessi
La sessualità, la parafilia è una forma profonda di comunicazione e quindi non può essere sottaciuta o scotomizzata
E’ altresì evidente dal tuo scritto la necessità e la ricerca di amore , l’amore dovrebbe fondersi con l’erotismo e la sessualità per far si che la nostra unione , il nostro rapporto con il partner diventi completo e soddisfacente
Certo è difficile che una persona che non si sente dominante lo diventi tou court…forse non lo sarà mai veramente dominante…tuttavia molte cose si possono apprendere , imparare per rendere il rapporto più reciprocamente compatibile
Ti dico questo perchè mi pare che per te rinuciare o all’amore o alla libera espressione della tua sessualità, in entrambi i casi sarebbe molto doloroso, difficile e, penso, negativo
Voglio dire che penso valga la pena che tu cerchi di unire questi o quantomeno avvicinare questi 2 aspetti contrari
in questo senso penso sia positivo che tu possa frequentare quel percorso indicato da Miss Elisa..ritengo che, in ogni caso, ti potrebbe aiutare sia in senso pratico che a conoscerti meglio… conoscere meglio te stessa e le tue esigenze profonde che molto spesso non sono solo razionali ma prevalentemente inconsce
Lucien