Quante volte ci si è posti questa domanda? Quante volte vorremmo che l’amico, la mamma, il nostro compagno, il collega di lavoro, sradichi dentro di sé quell’immagine che ci ha etichettato ma che non ci rappresenta? Quante volte ci sentiamo ingiustamente catalogati? E come mai succede? E come uscirne?
La nostra vita è fatta da una miliardo di scelte che l’hanno determinata. Da quando siamo dei bambini, noi scegliamo. Scegliamo cosa mangiare, come, come vestirci, come rispondere agl’ altri. Le scelte stabiliscono la percezione che gli altri hanno di noi. Ma le nostre scelte sono determinate da una parte dall’età, dall’altra da ciò che crediamo di volere. Utilizzo la parola crediamo perché noi scegliamo veramente chi e se e cosa fare solo quando raggiungiamo la maturità. E tale soglia non è determinata dall’età, ma dall’esperienza acquisita e dalla consapevolezza della nostra identità. E ciò non tutti l’hanno. Faccio coaching a 50enni che non hanno ancora trovato la loro identità. E non conoscersi significa non sapere scegliere il nostro bene e le scelte sbagliate determinano una sbagliata percezione di noi da parte dell’altro e tali percezioni determinano in noi insicurezze. Avrò scelto bene? L’altro avrà ragione? Ma le scelte fluttuano e cambiano, crescono come cresciamo noi. Quante volte se dovessimo tornare indietro faremmo scelte diverse? E questo perché? Perché prendendo esperienza ci rendiamo conto che certe scelte producono delle reazioni che prima non tenevamo in considerazione. Ma anche sbagliare è importante, perché la maggior parte delle nostra esperienza deriva proprio dagli errori fatti indi dalle scelte sbagliate. E, siccome sono le scelte a determinare la percezione che gli altri hanno di noi, la risposta è si. Certamente si. Si può cambiare l’immagine che gli altri hanno di noi, dal momento in cui scegliamo noi di porci in un determinato modo. E come avviene tutto ciò? Non avviene solo, come molti sono portati a credere attraverso la sola cultura o la cura estetica di sé, il galateo, i corsi motivazionali o di capacità comunicativa. Tutto questo serve di certo per poter imparare a migliorare la propria immagine estetica e il proprio aplomb, ma se si erra ad utilizzare le emozioni, possiamo apparire perfetti non riuscendo però a comunicare ciò che siamo e che vorremmo fare comprendere. Arrivando in casi estremi addirittura a far travisare completamente la nostra immagine. Come dire, essere mori essere visti come biondi e dovere dimostrare che si è mori. Ciò diventa emotivamente pesante da gestire perché è molto dispendioso fare cambiare idea dell’immagine che qualcuno ha di noi a chi travisa ed interpreta in modo errato la nostra comunicativa. A maggior ragione quando ci sono dei condizionamenti contestuali. Perché in quel caso c’è una chiusura relazionale totale e la difficoltà di dovere dimostrare che si è diversi da ciò che gli altri vedono si somma al fatto che il pregiudizio che si forma negli altri nei nostri riguardi potrebbe adulterare la possibilità di potere comunicare.
Essendo una mediatrice che cerca sempre delle motivazioni al comportamento umano e di capire le azioni che muovono certi comportamenti, ho lavorato tutta la vita, e lo faccio tuttora analizzando, sperimentando e capendo come si muovono le emozioni umane perché se lo si comprende si possono anche utilizzare degli strumenti per migliorare ciò che gli altri vedono di noi e quindi la comunicazione e le relazioni. Poiché se si conosce questo si sa esattamente come poter essere compresi. E se ci fosse comprensione ci sarebbe il rispetto delle scelte, delle idee altrui fino ad arrivare a poter prevedere comportamenti a rischio.
La ricetta: Non possiamo mai agire sulle interpretazioni degli altri, non possiamo controllare gli altri né la loro mente o la loro disponibilità dell’ascolto, ma possiamo agire su noi stesi affinché la nostra percezione che abbiamo di noi, ci appaghi. E per fare ciò bisogna anche crescere e coltivare la propria identità. Quella e solo quella determinerà una corretta immagine che gli altri avranno di noi. E con il coaching tutto ciò si può raggiungere.
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Betty dice
E molto bello tuo articolo Elisa e mi rispecchio mi riconosco nella tua annalisi degli oltre 50 -enni . Con il bagaglio pesante di tanta esperienza di vita che mi porto dietro ,veramente sono stanca a dover lottare per la mia immagine e poco m’importa quando incontro persone cinice e disposte ad ascoltare e seguire se stesi e tratta con superficialità e pregiudizi altri.Da giovane ho annalisato me stessa e ho accertato che il nostro DNA ha una ” memoria ” e ho dovuto riformatami a secondo di quello che non mi piaceva di me, e posso dire che a 30 anni sapevo chi sono e che voglio dalla vita. Per proseguire,la strada e stata impestata di tante dificoltà perché avevo già alle spalle la responsabilità di una famiglia ,due figli che contavano su di me ,un cambio radicale di sistema che ha ribaltato tutti miei progetti per il futuro di miei figli . Mi sono trovata davanti ad un ZERO assoluto senza genitori che mi aiuta ,divorziata ,disocupata con miei figli che volevano studiare e dovevo pagare,pagare e tenere per loro un tenore di vita costante equilibrato . A questo punto non ho pensato più a me stessa ( la terra bruciava sotto gli piedi per il transito che subiva la società ) . CHE FARE ??? Essere forte , abbandonarli per farli camminare da soli ed offrirli la possibilità di diventare maturi contribuendo con il loro sacrificio a costruire il LORO futuro . Ero distrutta dal dolore ma non avevo scelta …sradicare ,iniziare un altra volta da ZERO ed immigrare . Cosi oggi quando vedo miei figli benestanti senza preoccupazioni per il futuro sento che ho raggiunto il massimo che Dio poteva concedere ad una DONNA . A 55 anni ho L’AMORE incondizionato di miei figli e di DIO. La società non da mai questa riconoscenza invece so che non devo dimostrare niente a nessuno HO RAGGIUNTO IL MASSIMO e non permetto a nessuno di togliere la mia DIGNITA e la mia TRANQUILITA . Allora Elisa ho cambiato sempre la TERRA delle mie RADICI come alle PIANTE per crescere BENE ogni primavera rinfreschi il terricio ma non per questo sono diventata da un PIOPPO VERDE uno BIANCO . A questi miei anni vissuti posso dire che VOGLIO quello che ho già L’AMORE .
Elisa Visconti dice
Nel tuo racconto si possono rispecchiare moltissime famiglie, moltissime donne e uomini soli che devono da capo rimboccarsi le maniche. Ma è proprio dai sacrifici che nascono i beni più grandi e se non possiamo goderceli noi, almeno che lo facciano i nostri figli…. se fossi la tua coach però un compito te lo darei. Scrivi un libro sulla tua vita…. Elisa