Prima di accennare a cosa è e come si compone la “sociologia del diritto”, identifichiamo il significato della parola “diritto”. Il diritto, oltre ad essere la richiesta del riconoscimento e mantenimento di una specifica facoltà propria dell’uomo, oltre ad essere la rivendicazione di un torto, di una mancata applicazione del proprio potere naturale, o la richiesta del risarcimento e l’identificazione di un danno derivante dal non riconoscimento o dalla mancata applicazione dello stesso, è l’insieme di regole che stabiliscono i rapporti all’interno di una relazione, di un gruppo, società, comunità in un dato momento. Si evince di conseguenza che la parola “DIRITTO” è stata utilizzata per classificare e definire direzionare 2 differenti “diritti “. Il “diritto ad essere regolamentati” (diritto giuridico) nato come strumento per formare una società civile che rispetti i diritti propri dell’uomo (diritti umani). Ma questi diritti, non potrebbero esistere e di conseguenza non potrebbero essere studiati, migliorati, utilizzati se di base non ci fosse il riconoscimento del “diritto naturale”.
TESTO: Quando si parla di “diritto naturale”, si parla di una condizione che non può essere acquisita ma è una condizione di nascita implicita nell’atto stesso di essere nati e di esistere. E’ la necessità di regolamentare il diritto naturale, che ha “creato” le “discipline del diritto” che hanno il compito di regolare lo svolgersi delle vita umana all’interno di un contesto. Oggi, parleremo quindi dei “diritti umani” come modalità d’azione sociale, perchè il “diritto giuridico, è lo strumento necessario per salvaguardarli e regolarli. I diritti umani, sono il fine primo dello studio della scienza sociologica attraverso la metodologia creata non solo dalle principali visioni teoriche; questa branca della sociologia del diritto, analizza l’azione sociale in relazione al “diritto naturale”, come questo la ispiri, indirizzi od influenzi e come a sua volta ne venga influenzato.
La sociologia del diritto viene quindi applicata su diversi tipi di diritto umano. Quello di cui parlaremo oggi è la scienza che studia i diritti dell’Uomo
- Il diritto alla vita
- La libertà dell’uomo
- Il diritto all’autodeterminazione
- Il diritto ad un giusto processo
- Il diritto ad un’esistenza dignitosa
- Il diritto alla Libertà di scelta (lavoro, religiosa, stile di vita etc…)
- Il diritto alla protezione del propri dati personali e dei dati sensibili
Il primo codice Legale, che trattò la regolamentazione dei diritti umani fu attribuito a re Mesopotamo Ur-Nammu nel primo codice legale del 2.050 a.c. . Nei secoli successivi in Mesopotamia si crearono numerosi altri codici, tra cui il famoso Codice di Hammurabi una fra le più antiche raccolte di leggi conosciute nella storia dell’umanità. Questa raccolta di 282 leggi del re Hammurabi di Babilonia fu scolpita su di una stele in diorite. Il corpus è suddiviso in capitoli che riguardano varie categorie sociali e i reati. Regola i rapporti familiari, quelli commerciali ed economici, l’edilizia, regola l’amministrazione della cosa pubblica e la giustizia. L’importanza del codice di Hammurabi risiede certo nel fatto che si tratta di una delle prime raccolte organiche di leggi pubblicamente consultabile, esplicitando il concetto giuridico della conoscibilità della legge e della presunzione di conoscenza della legge.
Ma i primi ad affrontare l’argomento dei diritti naturali furono Aristotele e gli stoici, che affermarono l’esistenza di diritti che l’uomo ricava dallo studio delle leggi naturali tra cui l‘acquisizione dei principi fondamentali che governano i rapporti tra mutamento sociale e mutamento giuridico; l’analisi delle principali teorie che individuano le connessioni tra fattori economico-politici e culturali e sistema giuridico; lo studio di fenomeni sociali per il mondo del diritto.
Ma fu soprattutto la religione a regolare la storia dei diritti. In tutte le società antiche i principi dei diritti umani sono stati fissati nei testi religiosi. I Veda induisti, il Tanàkh ebraico, la Bibbia cristiana, il Corano islamico e gli Analecta confuciani sono tra gli scritti più antichi che affrontino la questione dei diritti e doveri dell’uomo.
Per trovare una manifestazione pubblica concreta dei diritti dell’uomo, bisognerà aspettare il Medioevo. Nel XIII secolo infatti, San Tommaso D’Aquino descrive i diritti naturali come un “insieme di primi principi etici, generalissimi che condizionano il legislatore nel diritto positivo; i diritti umani, non vengono più visti come qualcosa che può essere concesso dall’alto e rivendicare la propria libertà ma come un diritto naturale che risiede in ogni essere umano.
E fu proprio a partire dal 1305 che in Inghilterra entrò in vigore l’Habeas Corpus – diritto già sancito nella Magna Charta approvata nel 1215 dal re Giovanni Senza Terra- che impone la conduzione di un suddito imprigionato di fronte ad un tribunale per un giusto processo o la sua scarcerazione. Il diritto di habeas corpus è stato a lungo considerato il più efficiente atto di salvaguardia della libertà dell’individuo tanto che dalla legislazione inglese l’Habeas corpus, ha trovato posto in tutte le costituzioni occidentali, fino ad approdare alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che all’Articolo 2 sancisce:
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza
distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di
altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla basedello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territoriocui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazionefiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.Scarica il doc. originale DELLA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI A cura del Senato della Repubblica
Ma la prima dichiarazione dei diritti dell’uomo dell’epoca moderna è quella dello Stato della Virginia da cui prese poi spunto Jefferson per realizzare la dichiarazione dei diritti dell’uomo contenuta nella Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America. Ma è solo nel 1789 con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino elaborata durante la Rivoluzione Francese, che arriva la prima e vera carta formale, i cui principi furono esportati negli altri paesi europei da Napoleone Bonaparte.
I sindacati dei lavoratori lottarono per il riconoscimento del diritto di sciopero, per garantire condizioni dignitose di lavoro e per proibire o limitare il lavoro minorile. Il movimento per i diritti delle donne guadagnò il suffragio universale esteso alle donne.
Contemporaneamente alcuni movimenti di liberazione nazionali affrancarono i paesi colonizzati dalle potenze occidentali ed in questo contesto un ruolo fondamentale l’ebbe il movimento non violento di Ghandi che portò l’India all’indipendenza dal potere inglese. Un’ulteriore grande affermazione dei diritti umani si ebbe dopo la fine della Seconda guerra mondiale con la costituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e la redazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, siglata a New York nel 1948. Con questa Carta si è stabilito l’universalità di questi diritti, basati su un concetto di dignità umana intrinseca, inalienabile, ed universale.
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