Possono i 7 peccati capitali trasformarsi in un trattato sociologico? Certamente. I sentimenti che fanno parte dell’essere umano e che in qualche modo distorcono tra gli stessi le relazioni e la comunicazione sono sociologia. Analizzarli e comprenderli migliorerebbe i nostri rapporti e la nostra vita. Non tutti siamo egualmente forti nella nostra area emozionale. Quindi tale attacco è per lui una fonte costante e dolorosa, tanto da scrivere …. Di nuovo avvolto dall’invidia… evidentemente non mi trovavo abbastanza in alto da non evitare di essere trascinato di nuovo così in basso… Proprio per questo è necessario, come nel caso dell’alleato, non bisogna sottovalutare questi sentimenti che spesso sfociano addirittura in atti criminosi di mobbing, stalking, minacce e ricatti costanti che possono minare la propria posizione acquisita. E vanno arginati e gestiti tempestivamente. Nel casi di grave minaccia consigliamo sempre di gestita legalmente. Purtroppo la scalata verso il successo personale sarà sempre fonte di invidie ed asti, da parte di coloro che soffrono della sindrome che io chiamo del “DISTRUTTORE”. Ossia coloro che non essendo in grado di competere, di craere, di enfatizzare, di ammirare e di migliorare il lavoro svolto mira a distruggere non solo lo stesso, ma la credibilità di chi lo porta a compimento.E, non è di certo arrivando a ricoprire posizioni favorevoli o importanti, che si percepisce il gettone dell’ “IMMUNITA’ “ e non è ricoprendo cariche o incarichi di singolare importanza che ne si diventa immuni. In realtà, non esiste un immunità dall’invidioso. Quindi la cosa che rimane da fare è saperlo gestire.
L’invidia infondo, non è altro che un parametro. Poichè l ‘invidia dimostra di essere attivata sempre e SOLO verso chi si è realizzato. Ed è invero, il primo sintomo che dimostra che si sta operando e vivendo oltre le possibilità altrui. Quindi l’invidia non dimostra altro che il proprio successo e che si è già oltre al limite dell’altro.L’invidia ha origine antichissime. Uno scrittore di cronache, girando attorno alle difficoltà dei giovani a piazzarsi nel mondo, per caso ha rievocato la vicenda di una donna di modesta nascita che aveva acquistato una prestigiosa posizione nell’Italia dell’ultimo quarto del 900. Uomini illustri nella politica, nell’industria, nell’arte furono allora sotto il suo influsso; divenuta musa e consigliera ascoltata e seguita, il suo parere aveva fatto la fortuna o la sfortuna di ministri, stilisti, artisti, attori e imprenditori. Potremmo ripetere la sempre valida boutade velenosa di Ugo Ojetti, che non esistono donne fatali bensì solo uomini cretini, eppure quali poteri avesse la prefata è una specie di mistero.
Ma bisogna temere l’invidioso? L’invidioso è colui che non è capace di ammirare le qualità, i successi e i talenti altrui, ma vorrebbe possederli. Non riuscendo in tale impresa, cova un sentimento astioso verso l’altro verso ciò che reputa il loro pregio o le loro fortune. Quindi da una prima analisi si evince che l’invidia è un sentimento. Non l’avreste detto eh? Chi prova invidia quindi prova un dato sentimento e interesse verso quella persona. O la propria carica, o status o verso ciò che si credono essere dei privilegi che la stessa vorrebbe ottenere.
Come si esprime l’invidia?
Spesso in attacchi verso la credibilità della persona. L’invidioso mira alla comptenze, al curriculum, all’etica personale, allo stile di vita. In modo da fare apparire poco credibile il risultato ottenuto. L’invidioso cerca di fornire un immagine della persona invidiata superficiale e negativa, per potere torglirle la paternità delle sue azioni e dei suoi successi. E, in certi casi l’invidia si nasconde dietro una facile adulazione, e in qual caso è più difficile da stanare e riconoscere. Perchè l’adulatore si rivolge all’invidiato e lo seduce per poterlo attaccare dopo che lo stesso di fida di lui. L’ adulazione, dal canto suo, è un’ammirazione perniciosa in quanto si propone di soggiogare e sedurre. Essa si serve dell’invidia per raggiungere il suo fine meschino e nasce dall’invidia.
Si può sconfiggere l’invidioso?
Chi prova invidia normalmente ha il terrore dell’invidia, ben sapendo quanto la sua invidia vorrebbe essere distruttiva. Quindi quale arma migliore da utilizzare? Il mito può aiutarci a capire? Può aprirci uno spiraglio sull’invidia? Gli dèi – sono invidiosi, perchè? Essi hanno un insistente tarlo nel cuore. Consapevoli di avere acquistato il governo dell’universo mediante violenza e inganno debbono temere che in eguale maniera possano perderlo ad opera di antagonisti di cui spiano i segnali oscuri.Perciò puniscono Prometeo e gratificano Deucalione. * Prometeo è colui che inventò il sacrificio del bue preparando l’offerta delle parti in modo fraudolento; Zeus accettò fingendo di non capire che sotto il grasso appetitoso c’erano inutili ossa e poi lo punì crudelmente.
L’invidia è una forma rancorosa di sdegno e spregio verso chi infondo, si ammira
Un’ammirazione malata che non si riesce ad esprimere se non tramite sentimenti negativi e rancorosi. L’invidioso vorrebbe essere invidiato ed essere degno d’invidia. Plutarco si esprime in questo modo: «il peggior male che possa affliggere la politica è dunque l’invidia, che solo di rado tuttavia prende di mira la vecchiaia. Perché, come i cani, secondo Eraclito, precisamente abbaiano contro chi non conoscono (= frammento 97), così l’invidia combatte chi comincia a far politica, sulla soglia, per dire, della tribuna impedendone l’accesso, ma non si comporta in maniera riottosa e selvaggia verso le reputazioni che le sono familiari e consuete, anzi le accetta di buon grado» (an seni sit gerenda respublica 787 c).
L’invidia però ha un limite. Si smorza con il tempo, dimostrando che le proprie competenze sono fonte di virtù interiore, e attraverso la propria coerenza e il suo carico si alleggerisce con la priopria forza interna, non badandoci. Ma si deve sconfigge combattendola quando diventa crimine. Ma rammentate. Durante un cammino di propria auto realizzazione, che sia in famiglia, sul lavoro, nella vita, l’invidia all’inizio è più spavalda e aggressiva perché si confida istintivamente di produrre effetti lesivi all’invidiato; ma se ciò non accade si fa lentamente, con il tempo sorda, triste e perfino rassegnata. E a quel punto da essa non resta che passare all’ammirazione.
Il consiglio della sociologa
Consiglio per l’alleato: Dormi bene, l’invidia è una conferma; la conferma di ciò che tu hai e fai e che altri non sanno avere e fare, non una nemica. Mai perdere di vista il proprio obiettivo, mai perdere tempo dietro le chiacchiere inuti, sapere trasformare in positivo anche gli attacchi più forti, dopotutto qualcun altro potrebbe pensarla così ed è bene comprendere se in qual caso siamo forse noi a sbagliare qualcosa nel rapportarsi. Perchè come diceva mia nonna se una persona dice che sbagli allora sei nel giusto, se sono in due inizia a dubitare ma se sono più di tre fatti un esame di coscienza. L’invidia dopotutto potrebbe insegnare anche a migliorarsi.
Consiglio per l’invidioso: Farsi il fegato amaro per disprezzare ciò che non si ha non fa altro che dimostrare la propria incapacità. Non fa crescere, fa perdere il tuo tempo e il tempo è una cosa che non biene mai restituita. Trasformare l’invidia in ammirazione, e l’invidiato a modello fa tendere invece nella corsa verso il proprio successo e la propria autorealizzazione.Capire che i successi dell’altro, provengono quasi sempre dalle proprie capacità, quindi è inutile cercare di giustificarli minimizzandole, bisogna spere imparare ad apprezzare le capacità altrui rendendole un modello per sé stessi, iniziando a confrontarsi veramente con l’altro cercando di farsi suiggeriore modestamente le modalità, infine sapere calibrare le proprie possibilità. Inutile invidiare Amstrong se non siamo astronauti, Seneca se non siamo cultori del sapere, Giotto se non sappiamo dipingere, uno sportivo, una indossatrive se non abbiamo le capacità fisiche etc…
Infine: E’ bene sapersi accontentare delle proprie capacità, saper accettare i propri limiti, sapere combattere le proprie debolezze. Perchè tutti siamo necessari, ed infondo non lo è veramente nessuno, se si cammina da soli….E per i credenti? L’invidia resta pur sempre uno dei 7 peccati capitali, forse non conviene poi, rimanerne vittima.
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