Come ogni altro tessuto del corpo umano, anche il tessuto osseo va incontro a degenerazione fisiologica (osteoporosi) ed a patologie che ne compromettono la funzionalità. Ed essendo un tessuto di sostegno e protezione di vari apparti, è necessario che il suo metabolismo venga considerato durante un anamnesi specialistica soprattutto se siamo difronte ad una frattura. Ma quale sono le patologie che possono compromettere la rigenerazione di una frattura ossea e come affrontarle? In questo capitolo parleremo delle patologie che possono colpire un tessuto osseo danneggiato e che ne impediscono i normali processi di riparazione compromettendone l’efficienza.
Istologia
Il tessuto osseo è un tessuto formato da una parte organica:
- cellule osteoprogenitrici (cellule staminali mesenchimali)
- osteoblasti (precursori degli osteociti producono sia la matrice organica “osteoide” che quella inorganica, mediante collagene I, osteocalcina, osteopontina e sialoproteina;
- osteociti (osteoblasti che avendo concluso la formazione della matrice sono rimasti all’interno dell’osso e che provvedono al mantenimento della matrice extracellulare attraverso gli scambi metabolici tra gli osteociti stessi e tra osteociti e sangue)
- osteoclasti (derivati dalla fusione di 30 precursori monocitari sono deputati al riassorbimento e rimaneggiamento del tessuto osseo mediante enzimi lisosomiali (proteinasi e fosfatasi) e la metalloproteinasi erodendo l’osso (lacuna di Howship)
- matrice extracellulare formata da sostanza amorfa e fibre collagene di tipo I
ed una parte inorganica costituita da sali minerali fosfati di calcio e magnesio e citrati di Na, Mn, K. Grazie alle caratteristiche organolettiche proprie, il tessuto osseo è un tessuto dinamico e plastico: provvede a modulare la propria struttura in seguito a stimoli organici e meccanici ed è in continua evoluzione. Nell’arco della vita il tessuto osseo è soggetto a numerosi cambiamenti strutturali e funzionali dovuti all’età, all’alimentazione, allo stile di vita e all’assunzione di alcuni farmaci. Condizioni che possono compromettere l’osteogenesi o ossificazione il processo che porta alla formazione di tessuto osseo.
Osteoporosi
Una tipica patologia del tessuto osseo dovuta all’età e quindi alla degenerazione fisiologica dei naturali meccanismi di osteogenesi è l’Osteoporosi. Che si manifesta fisiologicamente intorno ai 65 anni attraverso una riduzione della massa ossea per iperproduzione di cellule osteoclastiche (deputate alla distruzione ossea) con conseguente alterazione della microarchitettura del tessuto scheletrico, che diventa più fragile e più esposto ad un rischio di fratture spontanee o determinate da traumi di lieve entità e difficoltà di formazione di callo osseo. Fattori predisponenti come la menopausa precoce, l’utilizzo di cure ormonali sostitutive o addizionali per l’infertilità, l’utilizzo cronico di corticosteroidi, il diabete, IRC, possono anticipare l’evento fisiologico.
Quando il tessuto osseo va in contro a trauma
Ma che succede quando il tessuto osseo si traumatizza? Nel corso della vita è possibile che l’osso possa andare incontro a vari tipi di fratture (interruzione dell’integrità parziale o totale di un osso) che normalmente, possono saldarsi autonomamente o attraverso l’ausilio della chirurgia open, mini open o mediante l’utilizzo di stabilizzatori, in base al pattern della frattura e al suo grado. Una volta stabilizzato l’osso e la sua emodinamica, le cellule osteoprogenitrici e gli ostoblasti contribuiscono alla ricostruzione del tessuto mediante formazione di callo osseo, un tessuto di riparazione. Per fare ciò, il tessuto danneggiato va incontro a tre fasi:
-fase di formazione e di organizzazione dell’ematoma
-fase di proliferazione e differenziazione tissutale (le cellule ematiche sopraggiunte a livello del focolaio di frattura si differenziano in osteociti)
-fase di maturazione (indurimento, calcificazione de callo)e successivamente fase di rimodellamento (rimaneggiamento del callo che tende a fare scomparire i segni di frattura veri e propri). Ma può capitare che alcuni meccanismi patogenetici, possano influire sulla formazione del callo compromettendo i processi osteogenici.
Ritardo consolidazione delle fratture
La guarigione di una frattura è influenzata da molti fattori e attraversa varie fasi (fase dell’infiammazione, fase del callo molle, fase del callo duro, stadio del rimodellamento) che portano gradualmente alla rigenerazione ossea. La guarigione dipende dall’entità del trauma riportato dall’osso ma anche da quello dei tessuti circostanti, in particolare dall’apporto di sangue e dal ripristino della corretta circolazione. La guarigione e la consolidazione della frattura dipendono dalla gravità della lesione, dal tipo di frattura, dal metodo di trattamento, ma anche dallo stato di salute generale del paziente e dall’età. Per ritardo di consolidazione si intende la situazione in cui una frattura tarda a guarire rispetto ai tempi normalmente previsti per il tipo di frattura e per l’età. nei bambini il tempo di guarigione varia da 1 settimana a 2 settimane (fratture a legno verde), negli adulti la consolidazione ossea si sviluppa il 40 giorni, e nei defedati, nelle fratture complicate ed anziani anche 3/4 mesi. Nel ritardo di consolidazione il processo di guarigione è più lento ed impreciso ma attraverso provvedimenti opportuni, si può giungere a guarigione. Principali cause del ritardo di consolidazione sono:
- Patologie sistemiche: tutte quelle patologie in cui sia alterata la microcircolazione es. diabete, fumo, condizioni generali scadenti, malnutrizione, osteoporosi, osteopenia, terapia con corticosteroidi, malattie del metabolismo osseo, insufficienza renale, tumori, oltre che a deficit minerali.
- Tipo e sede di frattura: fratture pluriframmentate e scomposte, fratture con danno delle parti molli limitrofe, fratture articolari, compromissione o perdita della vascolarizzazione, infezione ossea (klebsiella, pseudomonas, stafilococco aureo, pseudomonas aeruginosa, streptococco beta emolitico A, clostridium).
- Mancato rispetto dei tempi di riposo e riabilitazione
- Fratture articolari: tutte le fratture prossimali sono fratture anche articolari che per loro natura sono più complesse a guarire
Questi fattori possono determinare un processo di guarigione lento ed impreciso del focolaio di frattura, che stenta a progredire nelle varie fasi della formazione del callo osseo e che potrebbe complicare il quadro patognomonico e patochimico della frattura.
Complicazioni post frattura
Un ritardo eccessivo della formazione del callo osseo, una compromissione vascolare o nervosa e la sussistenza di condizioni sistemiche che possono causare patologie loco regionali, possono determinare una serie di patologie che possono compromettere a volte in modo definitivo la funzionalità della parte lesa. Di seguito riportiamo la lista delle complicazioni da frattura, tratteremo ogni patologia in capitoli a parte.
- Pseudoartrosi
- Algoneurodistrofia (Morbo di Sudek)
- Sindrome di Volkmann
- Sindrome di Lotem
- Sindrome Compartimentale
- Osteomielite
- Osteocondrite
- Artrosi secondaria
- Osteofitosi
- Osteonecrosi
Come prevenire e trattare il ritardo nella formazione del callo osseo
Vista l’importanza della formazione in tempi fisiologici del callo osseo e vista importanza che riveste il tessuto osseo, una valutazione tempestiva delle condizioni di salute e dei tempi di consolidazione ossea, può evitare non solo l’insorgere di complicazioni post-frattura che determinano la compromissione della funzionalità della parte interessata, ma può velocizzare i tempi di recupero e di formazione del callo osseo. Di fronte ad un trauma osseo e soprattutto articolare è fondamentale diagnosticare la possibile insorgenza di complicazioni secondarie. Lo Studio Salvi, attraverso una minuziosa diagnostica può utilizzare una serie di trattamenti conservativi che servono a velocizzare la formazione del callo osseo riparando in modo corretto sia il tessuto osseo che quello connettivo e prevenire o trattare tempestivamente eventuali complicazioni.