Intervista alla dottoressa Salvi, rilasciata per Monferrato festival
Buon giorno Dr.ssa Salvi, sarei interessato a conoscere le sue idee sulla scrittura. La scrittura è una componente importante del suo lavoro: quanto lo è il rapporto diretto con il lettore oppure ritiene che sia da prediligere la mediazione della parola scritta?
La parola scritta ha la capacità di poter essere meglio metabolizzata e studiata a dispetto del verbo per chi la scrive. Quando si scrive una lettera od un messaggio a qualcuno, la comunicazione scritta risulta essere la forma più ragionata utilizzata. Anche se lenta e meno immediata. Non direi che scrivere significa adulterare la propria emotività, poiché si cerca sempre di mantenere la propria personalità, ma la comunicazione è meno violenta ed avventata. Di fatto, per meglio comunicare ciò che si vuole dire, si riflette su cosa si vuole comunicare e sul come, trovando tutto il tempo necessario per perfezionale i verbalismi utilizzati per raggiungere meglio l’obiettivo. Oggettivamente questa forma sta lentamente subissando il piacere della relazione umana che sta sempre più diventando un contorno di se stessa. Inoltre se da una parte lo scritto risulta essere il metodo preferito utilizzato per potersi scambiare messaggi anche quando emozionante non si è in grado o non si ha la volontà di parlare, dall’altra è facilmente interpretabile e non sempre fa risuonare nel modo corretto le corde nell’intenzione originale di colui che lo ha generato. Inoltre lo scritto sebbene possa scaturire emozioni forti, manca del tatto, del sonoro e dei profumi che una voce o il contatto diretto possono dare. Reputo la forma scritta necessaria ed indispensabile oggigiorno, e soprattutto in quest’era moderna in cui internet è preponderante essa è diventato uno strumento indispensabile, ma non si deve mai dimenticare il piacere della riunione, della relazione e della parola. Perché per quanto si provi gusto a leggere da soli è più efficace ed emozionale farlo insieme.
La nostra è la società dell’immagine, ma per lei quanto è importante scrivere, inteso anche in senso materiale (la penna che scorre sul foglio)?
La società non è d’immagine. Lo sono alcuni esseri umani in base al contesto in cui vivono. Purtroppo sempre più spesso, nelle culture occidentali ed ora anche in alcune orientali si fanno riferimento a modelli che possiedono un immagine mediatica forte, a prescindere dalla tipologia che viene osservata. Che sia il calciatore, il politico, la rockstar, la modella, o il professore, l’ immagine del vincente si confà a modelli che non sono stabiliti dalla società, ma da alcuni uomini e soprattutto dai media. Di fatto se si dovessero fornire modelli diversi, gli uomini gregari si adatterebbero facilmente. Lo scrivere, anzi meglio la scrittura, come l’arte, la musica, il canto, la pittura, la scultura e tutte le forme creative, risultano per ora essere immuni da questo star sistema globalizzato interrompendo questo status quo, poichè contengono ancora quell’identità unica creativa ed originale che ogni uomo in forma del tutto unica possiede. Forse è proprio per questo che i creativi fanno fatica a primeggiare ed a ritagliarsi uno spazio tra i media. A meno che non facciano scandalo. Ma ciò che conta alla fine è sempre l’immagine che ognuno ha di se, perché chiusa la porta della propria casa e lasciato fuori il mondo noi dobbiamo fare i conti solo con noi stessi. Ed e meglio essere originali.
Qual è la componente di gioco, ritiene che esista, insita nella scrittura?
La scrittura in se è uno strumento e come tale non ha insita nessuna forma se non la capacità di poter comunicare diversamente. L’emozione o meglio “il gioco” che si potrebbe ravvisare sta proprio nelle emozioni di chi scrive. Nella capacità di saperle esprimere in modo creativo, o sarcastico, violento, eccitante, provocatorio, speranzoso, ammiccante, spensierato o criptico o in dialetto, o utilizzando anagrammi, figure, giochi pindarici. Il gioco all’inizio, sta tutto nelle mani di chi scrive. E’ lui che detta le regole, che getta le basi. Ma non è un solitario, perché anche chi legge le può interpretare a suo piacimento ed ogni lettore fare il suo rilancio.
Scrivere è un piacere che si può trasmettere al lettore oppure è semplicemente un modo per trasportare concetti?
Scrivere è una necessità, ma si può anche trasformare in piacere. Come parlare, mangiare. C’è chi lo fa solo per comunicare seccamente e meramente un bisogno, c’è chi condisce anche la lista della spesa con divertenti vignette trasformando lo scritto in una piccola opera d’arte. A volte lo scritto trasporta concetti oggettivi privi di emozione. Le bollette, i compiti, i report aziendali, ma sempre è più spesso viene utilizzato come contenitore emotivo, soprattutto tra bambini e adolescenti e quando è così diventa un universo infinito di emozioni da scovare, leggere, amare. Credo che se ognuno di noi utilizzasse lo scritto come forma comunicativa in modo creativo, ci si amerebbe e ci si divertirebbe di più. Anche a fare la spesa.
Qual è la storia che l’ ha emozionata di recente ovvero quale le piacerebbe leggere (o scrivere) in questo momento?
Ogni giorno mi emoziono. Ogni istante. A volte in modo positivo, a volte negativo. La mia vita è emozione e sono aperta a ciò che gli altri mi comunicano ogni giorno, grazie al blog, al forum, ai social che quotidianamente frequento, alla gente meravigliosa che mi segue. Ogni giorno condividono con me momenti di gioia e di dolore anche privato, si affidano a me, e loro vorrebbero solo essere ascoltati e abbracciati, anche se virtualmente. E io virtualmente mi alleo con loro, li ascolto, sono solidale, sento le loro emozioni. Li abbraccio. Ogni giorno scriverei di loro, di coloro che mi regalano emozioni.
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