Il benessere è un fondamento che l’uomo deve poter preservare, sviluppare e proteggere per concorrere alla realizzazione della propria autodeterminazione. Senza benessere infatti ogni attività umana è compromessa. Il mondo che oggi noi conosciamo, lo sviluppo che la nostra coscienza ci ha permesso di avanzare, mira nell’intento di fornire all’uomo una migliore qualità della vita. Ma tutto ciò basta a garantire benessere? Negli ultimi anni, ciò che accade è stupefacente. Sebbene il miglioramento oggettivo della qualità di vita delle persone, soprattutto in occidente, abbia quasi estinto le epidemie, allungato la quantità della vita vissuta, migliorato e facilitato le risorse, ottimizzato mezzi e servizi, migliorato l’approccio terapeutico alle patologie che sono diventate sempre meno mortali, paradossalmente c’è molto meno benessere di quando questi sistemi erano carenti. Cosa dimostra ciò? Dimostra che il concetto di benessere non implica solamente l’attenzione al non ammalarsi organicamente, o a trattare le malattie con tecniche efficaci, perché anche laddove questa attenzione viene ampiamente soddisfatta (uso di vaccini, esami di prevenzione e diagnosi precoce, antibiotici, terapie innovative, strumenti biomedici etc.) il livello di benessere individuale e collettivo è comunque drasticamente calato. Malessere generale, evidenziato dalle stesse riviste scientifiche che in questi anni, nonostante l’igiene di vita sia nettamente migliorata nel garantire la prevenzione, ammettono che le patologie definite da pochi anni “di origine psicosomatica” esponenzialmente sono quintuplicate, divenendo causa stessa di una patologia. Quindi stiamo forse perdendo la nostra bussola? Ci stiamo forse concentrando su come aumentare la quantità organica della vita dimenticando che è lo stile di vita, gli umori, le relazioni, l’attenzione al benessere che va migliorato? Per poter procedere nell’analisi del sistema umano è necessario ridonare al concetto di malattia la sua naturale collocazione. Etimologica e filosofica. Collocazione che nel tempo si è indirizzata unicamente verso l’identificazione di uno stato organico compromesso da fattori interni ed esterni. Dimenticando totalmente le cause eziologiche di tale compromissione. Oggigiorno infatti, la parola malattia, secondo gli Enti internazionali nati a tutela della salute (OMS + CDC + FDA, EMA, Aifa, Ministero della salute, ISS, Ordine dei Medici, ecc.) significa Alterazione dello stato fisiologico di un organismo capace di ridurre o modificare negativamente le funzionalità organiche, a causa di uno stato patologico. Nella definizione di malattia concepita dall’ ambiente scientifico, ogni patologia ha un termine che può essere rappresentato o della guarigione dell’organismo, o dalla morte. Ma il peggioramento del benessere generale dell’individuo e l’individuazione di nuove patologie (di origine sempre più spesso incerta seppur con sintomatologia organica) come le malattie autoimmuni ha obbligato la comunità scientifica a rivedere, seppur in termini minimi, tale significato. Tanto che solo da pochi anni è stata riconosciuta dalla Comunità Scientifica come concausa della malattia, l’alterazione dello stato psicologico di una persona, nello status in cui vive. Ma ciò è lungi dal prendere in considerazione il benessere e il malessere nella sua completezza. Infatti tale ampliamento ammette solamente che la compromissione di fattori psicologici, possono influenzare maggiormente l’alterazione di un corpo favorendo l’insorgere di una patologie, che comunque era destinata presentarsi a prescindere. Certamente complice di questa innaturale separazione, tra la malattia intesa solo come patologia organica, e il malessere dell’uomo a 360°, è approccio innaturale che oggi ha la scienza moderna tesa a studiare e proporre terapie e cure specifiche sulla patologia o adatte per eliminarne od alleviarne i sintomi, non tenendo conto della loro eziologia, delle motivazioni derivate dal mancato equilibrio delle caratteristiche umane nella loro completezza, che stanno alla base di un malessere. Malessere che se non individuato e gestito si trasforma in malattia. L’approccio scientifico odierno di fatto elimina millenni di storia e di medicina vissuta sulla ricerca dell’equilibrio di tutti i fattori che concorrono al benessere umano. Ecco perché oramai sempre più medici miscelano sapientemente l’allopatia con le discipline bio naturali.
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