Ancor prima di essere “alleati nel collettivo”, viviamo le nostre prime alleanze in famiglia. Dal momento in cui nasciamo, dovremmo essere circondati da quell’amore, quella protezione e sostegno, che nell’arco della nostra crescita ci supporta, ci tutela e ci forma per diventare sereni ed efficaci esseri umani. Chi ha avuto la grande possibilità, di poter crescere in una famiglia alleata, unita nel bene quanto cementata nelle difficoltà, cresce consapevole che affidarsi a qualcuno, non è pericoloso. Ma una naturale forma di fiducia che si dona a chi si ama e che chi ama, protegge e conserva. Cresce amato, sereno, equilibrato. E’ la deviazione di queste primissime forme di alleanza, che fanno crescere bambini, che diventano giovani ed infine adulti, incapaci d’affidarsi, incapaci di amare incapaci di allearsi. Persone che spesso pretendono d’ avere di loro fiducia, ma non sanno donarla. La storia c’insegna, che ogni sciagura è stata tollerata e spesso superata proprio grazie a famiglie unite dal rispetto, dalla stima reciproca, dall’amore e infine, dal senso del dovere. Che influisce quanto per sé stessi tanto per gli altri.
Oggi, dispetto a ieri, dove la sacralità delle famiglia unita a volte veniva protetta anche attraverso costrizioni e privazioni, siamo arrivati per paradosso a coltivare l’estremo individualismo che ci vede sfasciare ogni rapporto senza nessun discernimento. La libertà di scegliere d’essere coppia è abusata. E, troppo spesso, è diventata scusa per poter non assumersi quelle responsabilità che ci vedono essere, da adulti, prima genitori, poi compagni, infine individui.
Gli adulti e soprattutto i giovani di oggi, esigono dal proprio partner o dalla propria famiglia, nessuna intromissione nel proprio individualismo. Ed ecco, che sinché le cose viaggiano su binari sciolti senza freni e difficoltà, le emozioni e i propri sensi di responsabilità individuali si integrano perfettamente. Ma, dal momento in cui la famiglia assume l’onere di un IMPEGNO, costante, che GRAVA sulle NOSTRE singole priorità, si sfascia. Nessuno però, ha mai detto, che essere famiglia significa non sacrificarsi, non sopportare e non tollerare. Certo, il sacrificio e la sopportazione, non devono essere scambiati per sottomissione, costrizione, egoismi e dominanza. Ma come la capacità di stare accanto ad ogni persona all’interno del nucleo famigliare pur in modo diverso essendo spalla, guida e paracadute tanto quando si veleggia in una mare calmo, quanto nei momenti di burrasca. Per essere una famiglia che “funziona”, non ci si deve sostituire alle necessità, alle priorità alle scelte di chi ne fa parte, ma ci si deve saper integrare in modo equilibrato. I genitori, hanno di certo l’obbligo di educare i figli formandoli nelle regole di vita; per sapersi comportare sia all’interno del nucleo famigliare, che al di fuori. Ma gli stessi genitori tra di loro, hanno l’obbligo costante di educarsi, di confrontarsi e di trovare una gestione comune. Perché non c’è azione più inutile e deleteria di quella di imporre ai figli dei regolamenti, senza dimostrare di rispettarli. Ancor prima di questo, ciò che unisce la famiglia è l’amore. Si parla tanto di amore oggi… forse troppo. Troppo spesso male. L’amore nella nostra epoca è oramai un sentimento fuori controllo. A volte si scambia per passione carnale. Quella sensazione che brucia e freme nella carne, che quando si spegne, autorizza a molti di noi a lasciare il/la nostra compagna/no. A volte si scambia la possessione, il diritto di possedere in via esclusiva, per amore. A volte è la simbiosi, la necessità di inglobare l’altro e di volerlo sempre accanto a noi, che si scambia per amore. A volte il desiderio di appartenenza o di dominanza per o verso qualcuno, si scambia per amore. E questi tipi di “amore malsano” non solo non lasciano la libertà di espressione e di crescita necessarie per rendere in famiglia un clima sereno e privo di livori, risentimenti e dolori emotivi. Ma ostacolano, oltre alle azioni, persino i sogni di chi le subisce. Le tragedie familiari, che in questi anni stanno sporcando di sangue l’onore della famiglia, i costanti divorzi, i rapporti a distanza, fanno ben capire cosa, l’amore malsano, porta a fare o a subire. Ma allora cos’è l’amore e a cosa serve? E come poterlo crescere in modo sano? Non basta dire “ti amo, o ti voglio bene”per dimostrare il vero amore. Non bastano le coccole, i baci, le dimostrazioni di affetto, per dimostrare che si ama. Per paradosso, è proprio nei momenti più difficili, nei momenti in cui la stabilità emotiva di uno dei componenti o di tutta la famiglia entra in gioco, che si dimostra se una persona è realmente innamorata del proprio compagno e della propria famiglia. Essere accanto a loro nei momenti difficili, sostenerli, farsi carico dei compiti e delle soluzioni per ristabilire l’equilibrio. Condividere e comprendere la sofferenza che un componente provato accogliendolo, anche se sono state portate da scelte che noi non condividiamo, è dimostrare di amare. Scappare, allontanarsi dal compagno, non intervenire sui figli, perché si teme di perdere il proprio equilibrio è amare sé stessi. E’ anteporre la propria serenità all’altro. Ciò non è amare. Perché amare significa donare, non prendere. Significa saper metter da parte il proprio equilibrio a favore dell’altro. Proteggere la famiglia durante le difficoltà, suddividersi i compiti morali e materiali che decretano il tempo che passa e le incombenze di ogni giorno; questo è amore. Questo è donare. Trovare soluzioni collettive e comuni durante una dialogo che ci vede su obbiettivi diversi, mettendo in gioco pariteticamente tutte le nostre risorse, è amore; saper trasformare gli ostacoli in opportunità insieme, saper stare accanto ai figli intervenendo laddove c’è bisogno senza invadere le loro scelte. Questo è amore. Essere da modello e da esempio e una certezza sulla quale si può contare. sapere che la mamma, se ho bisogno c’è. Che il papà c’è. Che il mio partner c’è. Gli amici mi supportano e non polemizzano. Questo è essere amati e poter contare sull’amore.
Ma quanti, oggi possono dire con fierezza veramente di amare? Quante famiglie vedo attorno a me disequilibrate. Quanti finti amici. A volte noto uomini che si fanno in quattro per la famiglia, con compagne assenti. A volte l’opposto. Oppure figli abbandonati a sé stessi, ricchi di oggetti e possibilità materiali. Ma privi di ascolto, accoglienza, protezione. E amici che non solo non collaborano e non supportano, ma sono d’ostacolo.
E chi ci rimette, non è solo chi subisce queste posizioni. Ma anche tutta la collettività. Perché se non siamo capaci di amare il/la nostra/tro compagna/gno e i nostri figli, i nostri amici, non siamo autentici con loro. E siamo incapace di donare gratuitamente e di capire che l’interesse loro dev’essere più importante del nostro. Saper amare gli altri ci permette anche di rappresentare quello che è il nostro dovere civico. E l’ambiente che ci circonda. In effetti, è statisticamente provato, che chi non sa amare l’altro, amando solo sé stesso, non rispetta nemmeno l’ambiente né le regole civili, esattamente come non rispetta gli altri. O peggio le utilizza solo per tornaconto personale. facendo finta per un certo lasso di tempo, di rispettarle. Ma usare l’amore solo per riempire sè stessi, a lungo andare ci rende infelici. E sicuramente finti. Perchè, l’ incapacità di rendere appagato chi realmente ci ama, ci torna prima o poi indietro. Spingendoci poi a distruggere tutto ciò che vediamo come ostacolo, per cercare una altra persona da condannare ai nostri bisogni, alla soddisfazione dei nostre necessità. L’alleanza in famiglia dunque, non è solo importante ma è FONDAMENTALE. Se non siamo in grado di formarla, soprattutto attraverso il nostro esempio di genitori, e attraverso la scuola che dovrebbe insegnare al saper vivere oltre che al sapere, non potremmo MAI amare il nostro paese. Ma vivremmo costantemente sotto un individualismo sfrenato che ci permetterà di giustificare ogni nostra mancanza sia famigliare che collettiva. Ossia, non mi tocca, mi disinteresso.
Mai come in questi mesi, donati nel combattere a fianco dei malati, delle famiglie, dei volontari di questa maratona del diritto alla scelta di cura, colgo la forza di persone che stanno lottando non solo per sé stessi, ma anche per un nostro diritto. Si, ho detto nostro, anche tuo, si proprio tu che leggi. Talvolta questi giganti di forza, donne uomini; padri, madri, o talvolta nonni che siano, sono soli a combattere…. Perché il loro ostacolo più grande non è l’attacco dei media, o la manipolazione della verità. Ma la propria famiglia. Spesso compagne, compagni, parenti, sono i primi ad ostacolare questa lotta. E per paradosso, accade anche che, nonostante vivano la verità, la vogliano negare ai propri occhi. Pur di cercare di obbligare il proprio partner a “mollare” questa battaglia. Perché è diventata ostacolo o si è sostituita a quella che era la loro quotidianità. Questa maratona, per assurdo, ha fatto anche emergere quegli accomodamenti emotivi, che si scambiano per amore. Accomodamenti di origine egoistica. Che una volta mancanti, determinano la rottura dell’alleanza. Questo non è amore. Non lo era prima dell’ostacolo, si è sfasciato grazie al medesimo. Come altre volte, ha unito coppie che erano in crisi nell’intento insieme di combattere. Questo è amore. Lo era prima dell’ostacolo, lo è maggiormente ora. L’ostacolo deve unire, rafforzare temperare. Se divide, corrompe ciò che non c’era. Un amore fatto di egoismi, spazi ed interessi esclusivamente individuali.
Ancor più di me, i protagonisti di questa maratona del diritto sanno, quanto tempo è stato dedicato e dedicano. Quanta energia, quanta delusione e rabbia feroce e quanti pianti stanno bagnando questo percorso. Soprattutto nello scoprire anche, che chi ci dice d’ amarci, in realtà c’ è d’ostacolo. E, più che di noi di “Alleanza”, più che i volontari e coloro che combattono al loro fianco, più che gli strumenti di lotta che si stanno formando, si ha la necessità di poter avere alleati in famiglia; alleati tra gli amici. Si ha la necessità di essere supportati, la necessità di poter condividere il proprio percorso, di affidarsi. E non di esser ostacolati. Sono così instabili le emozioni che ci toccano tenute in scacco dai media, che a volte si vacilla pensando di mollare tutto perché sembra che tutto ci sfavorisca; portandoci a credere che infondo, questa lotta sia inutile. Perché il sistema è più forte di noi. E noi, non siamo nulla nei confronti del sistema. Mentre a volte, basta una trasmissione televisiva, che si limita a riportare l’oggettiva realtà (come quelle di ieri delle Iene) che si ricomincia avere quella carica, quello sprint e quella maledetta fiducia che fin dall’inizio ha caratterizzato questa maratona del diritto. La carica chi non vuole mollare perché sa che è nella ragione. Anche se porta nel cuore lacrime ed amarezza.
Ebbene vi dico che chi deciderà se il sistema perderà o vincerà siamo solo noi. Se rinunceremo vincerà. Ma non perché ci ha sopraffatto, ma perché non abbiamo lottato. Ma se lotteremo vinceremo. Perché abbiamo gli strumenti e le capacità per farlo. Ma serve la grinta di tutti. Serve allearsi, soprattutto in famiglia. L’alleanza è proprio questo. Essere uniti verso un ostacolo per distruggerlo.
E poi sappiate, che anche se molleremo, non saremmo più quelli di prima. E’ inutile negare che questa maratona ci ha profondamente cambiato, squilibrando ogni aspetto della nostra vita. Se rinunceremo, anche a causa dei nostri partner che minacciano la stabilità familiare, o a causa nostra perché siamo sfiduciati, non riusciremo più a tornare a quella serenità che credevamo di avere. Vivremmo con la rabbia d’aver mollato e presto, la stessa, verrà scatenata su coloro che vedremmo come la causa della nostra scelta. O su di noi.
Rivolgendomi dunque, a quei parenti, partner od amici, che per motivi diversi sono diventati ostacoli, chiedo di costituirvi roccia. Non siate un ostacolo, amate! Siate fieri di ciò che stanno facendo le /i vostre/stri compagne/gni . Siate fieri dei vostri amici, perché combattono anche per voi. Perché non c’è nulla di più importante che avere la possibilità, di vivere accanto a persone così straordinarie e con un alto tasso di valori. Oramai assai rare da trovare. Infondo, cos’è la vita se non contare sulla famiglia e gli amici? Nulla è più certo, a parte il lavoro che cosa ci resta? Nemmeno quello oggi è più sicuro; la salute non è rispettata. Tutto vi potrebbe crollare addosso da un momento all’altro, perché non esistono certezze. Anche se siete arrivati, non sentitevi immuni dalla tragedia. E quando succederà chi starà al vostro fianco? Chi vi supporterà? Solo coloro ai quali avete donato!I familiari a cui avete tolto, gli amici che avete ostacolato, le persone che non avete mai rispettato, vi pianteranno in asso, come voi avete fatto con loro.
Sono gli affetti, sono gli affetti che contano. Gli amici cari e le persone autentiche e disinteressate che si incontrano anche durante questi percorsi per quanto travagliati. Ma soprattutto sono loro. I nostri figli, i nostri mariti le nostre mogli. Non abbandonateli continuate a stargli vicini, comprendete quanto è importante che anche per voi la battaglia che stanno conducendo, comprendete che amare significa anche anteporre un senso del dovere così grande al proprio egoismo. Ringrazio i miei figli, oltre agli alleati, che insieme a me, hanno lottato e stanno lottando disinteressatamente, mettendo tutti loro stessi donando ogni loro competenza e tempo, per questa maratona del diritto. I miei migliori ed autentici alleati. Un abbraccio. E che l’amore sia con noi.
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