Intervista alla sociologa dottoressa Salvi da h2- biz:
Domanda: Si parla molto ultimamente di coaching, ma a cosa serve esattamente?
Risposta: Noi siamo formati da più aree d’interesse. L’area del lavoro, quella delle relazioni, quella dell’amicizie, l’area della creatività, l’area della realizzazione personale, l’area della spiritualità e così via dicendo. Il benessere non è altro che poter avere tutte le aree in crescita facendo in modo che ognuna di esse ci fornisca gratificazioni. Il Coaching riequilibria una o più aree quando entrano in crisi, attraverso un’ azione metodologica specifica d’affiancamento.
Domanda: E quando una della aree è in crisi cosa succede?
Risposta: Purtroppo le Aree che lavorano bene e che ci danno soddisfazioni, non fungono, come si crede, da collante o come sostitutivo per quelle che non funzionano. Anzi è pur vero che un area in crisi può facilmente contaminare il benessere delle altre. Succede sovente infatti che se noi andiamo benissimo nel lavoro e siamo pienamente soddisfatti, ma l’area relazionale di coppia entra in crisi, anche il lavoro ne risente. Quindi la crisi di un area mette in crisi la nostra soddisfazione.
Domanda: E quindi analizzare le aree e curarle, sarebbe il compito di coloro che si chiamano coach?
Risposta: Questa è un definizione errata che purtroppo anche molti coach utilizzano: Ma è fuorviante. Un coach non è uno psicologo, un consulente, un motivatore o un medico specializzato che risolve i problemi analizzandone le cause. A meno che un dottore in psicologia decida anche di avere competenze di coaching. Solo a quel punto il metodo del coach potrebbe essere utilizzato anche in caso di analisi. Un Coach puro, è un affiancatore, questo è un termine che rende bene l’idea. Il coach, oltre che ascoltare la persona e le sue problematiche, ha il compito di ristabilire l’equilibrio delle aree in crisi attraverso una metodologia scientifica e certificata di allenamento specifica caso per caso, per ristabilire il benessere e quella bilancia biologica e morale che è necessaria per farci sentire bene.
Domanda: In rete i coach spopolano e molti utilizzano miriade di test sull’autostima, la realizzazione per proporre profili e modelli. Secondo lei dottoressa questi test servono a qualcosa?
Risposta: Innanzitutto l’azione di coach non propone modelli ideali ne si rapporta a tali modelli. Quindi va da se che se un test è utilizzato come classificatore di personalità, va contro alla stessa natura del coach. I test riportati in rete e quelli che noi stessi di you coach utilizziamo dopo averli selezionati, servono soprattutto a farci divertire, ma forse anche a fornirci un idea d’ insieme, mettendo in risalto ciò che noi stessi a volte non ascoltiamo. Le nostre piccole perplessità. Ma a parte ciò i test non vanno sopravvalutati od usati come metodologia d’analisi. Per quello è sempre e comunque necessario un ottimo lavoro di affiancamento attraverso il coaching.
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