Quali sono le motivazioni di questa crisi violenta umana? Cosa impone a tutti noi il diventare assuefatti al male e indifferenti al male altrui? Ogni angolo di paradiso necessariamente deve contenere un suo inferno? Perchè il bisogno di emergere rovina il collettivo? Chi può dire cosa è giusto e cosa è sbagliato?Su che parametri posiamo giudicare gli altri? Su cosa si fonda il rispetto? E’ corretto insegnare una cosa se poi al lato pratica si fa l’opposto?
Avere rispetto significa osservare in modo puntuale una norma,, significa adempire in modo scrupoloso ad una data situazione. E infine significa avere considerazione, attenzione per le opinioni altrui essendo consapevoli dei meriti altrui. Rispetto non significa aspettarsi che la gente debba riconoscere uno status al di la del merito personale. Il rispetto non rispetta luoghi comuni, status, potere o età anagrafica. Il rispetto è dovuto ad ogni essere umano indistintamente. Incredibile vero come cambiano le retrospettive quando semplicemente si conosce in modo profondo il significato delle parole che troppo spesso fuorviamo ed utilizziamo scorrettamente. Detto ciò, in quest’ anno di attività il gruppo La Sociologa Risponde ha lentamente consolidato una fiducia reciproca, nata dal rispetto reciproco, dall’educazione, dalla coerenza dimostrata per poter discorrere in modo propositivo sul fatto che spesso domande ovvie non nascondono l’ovvietà delle risposte, nè risposte scontate. Ma risposte soggettive e interpretate a seconda il proprio modo di vivere la vita e di farne esperienza. Proprio il rispetto verso questa diversità di visione ed opinione, fa del gruppo, un agorà di utenti che liberamente senza sentirsi giudicati possono esprimere il loro punto di vista confrontandosi a volte imparando a volte facendo imparare. Perchè la risposta giusta per Piero, non è quella giusta per Francesca (NDR nomi di fantasia) e così via. Tutto ciò forma una crescita emotiva, morale e di spessore di coloro che contribuiscono a mettersi anche in discussione, cosa molto difficile da fare. Ma, cosa ha coeso realmente il gruppo? Cosa lo distingue rispetto a tutti quelli che si snodano nelle varie comunità? Due cose semplici ma che haimè e hai noi sono state dimenticate. Il rispetto per l’altro e la coerenza che il dire corrisponde al fare determinando quindi il buon esempio.
Nel mondo anche se il rispetto è diventato raro, rimane in essere la formula che: ” il peso di una persona è rappresentato dalle sue azioni e non dalla parole. E senza le prime, l’individuo non è credibile”. E per piacere, non diamo colpa del cambiamento alla corruttibilità di un “Sistema” che quando andrebbe indicato e scovato dandogli un nome, dei responsabili umani e una collocazione non sappiamo mai a cosa o chi viene riferito. Oramai la giustificazione che si utilizza quando si è prevenuti, quando si sbaglia, quando si è scoperti non è l’auto critica, ma è il fornire la colpa ad un entità astratta (il sistema appunto) per evitarne di esserne responsabili.
Questo “sistema” è diventato un fantasma-scusa crea danni e impossibile da stanare ma così facile da colpevolizzare. Ma se si chiede chi o cosa è il sistema, la tabula è rasa. E le risposte sono : Il sistema è il sistema. 🙁 Sono certa che per tornare a dare valore alle cose e anche alle proprie singole responsabilità e necessario riprendersi in mano sé stessi, imparando che anche un errore, se accettato o dichiarato fa di una persona una persona degna, forte e soprattutto responsabile.
Perchè è naturale che con questo modo non responsabile, non integro di portare avanti le cose, i giovani a loro volta ne diventino cattivo esempio. E se lo siamo noi, come possiamo pretendere che diventino buoni esempi loro? Come i rapporti relazionali anche la politica risente di questo cattivo vezzo comportamentale. Quindi anche qui, per potere fare qualcosa di diverso, per poter portare un contributo impegnato e propositivo, è necessario svestirsi dai ruoli di “potere sistematici” e ritornare ad essere responsabili e integri e rispettosi e dare il buon esempio. Ossia è necessario ritornare ad amare.
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Giorgio Baci dice
“Invecchiare che orrore” diceva mio padre. “Ma è l’unico modo che ho trovato per non morire giovane” (Daniel Pennac)…ma forse ci si dovrebbe chiedere se è degno vivere in una vita senza felicità. Giorgio B.