Desiderare sessualmente un oggetto anzichè una persona è considerata e definita una DEVIAZIONE che spesso nasconde l’incapacità o la paura di confrontarsi con un o una partner veri di carne , ossa, mente. Un partner o una partner veri quindi capaci di giudicare. Talvolta l’oggetto, il feticcio è il simbolo di ciò che si vorrebbe dall’amante ideal : subordinazione o all’opposto perversità. Ma è davvero così? Secondo l‘Antropologia culturale (disciplina che studia la cultura dei diversi gruppi umani), il Feticcio è un oggetto che racchiude uno spirito o una forza sovrannaturale. Adorarlo o tenerselo vicino o usarlo in certi rituali assicura l’illusione di guarire da una malattia o di influire su un’altra persona o di allontanare determinati rischi. Da qui si può intuire il processo psicologico che portò i nostri progenitori a “inventare” i feticci. Il feticcio è un tentativo di imbrigliare la pericolosità di ciò che non si conosce e che spesso per questo spaventa, riportandolo alle dimensioni familiari di ciò che invece si può vedere e toccare.
- Il feticcio e il controllo dell’altro
Un oggetto è meglio controllabile di un essere vivente. Il feticcio non delude, non giudica, non intimorisce, non guarda all’altro, non tradisce. Anzi, il feticcio rassicura ma se il feticcio è usato per evitare qualunque rapporto entra nella sfera patologica.
- Il feticcio fa parte di noi sin da bambini
Sin dagli albori della nostra vita se ci penisiamo bene siamo circondati da feticci. Da bambini il ciuccio, la bambolina di pezza, il fazzoletto, la copertina di linus. Avete mai sentito parlare del Doudou (leggi dudù)? Familiarmente, in francese, il doudou è l’oggetto feticcio di un bambino. Avete presente l’orsetto che vostro figlio si porta sempre dietro o la famosa copertina di Linus? Sono proprio dei doudou. In Francia sono una vera e propria istituzione tanto che esistono addirittura dei sistemi di immatricolazione per poterli ritrovare in caso di smarrimento. Ma il feticcio nei bambini deve avere una prerogativa. L’odore della mamma. Quando un feticcio possiede anche quella caratteristica il bambino non vorrà davvero più lasciarlo. Può essere di grande aiuto nei momenti difficili. Di conforto, di tranquillità
- Dai bambini agli adulti il passo è breve
Se da bambini il feticcio è un oggetto indispensabile e ritenuto non solo normale ma addirittura terapeutico come mai negli adulti non è considerato così? Come mai quando una persona rivela di essere un feticista sembra che abbia rivelato di appartenere a qualche lato oscuro della psichiatria? E come mai sei si legge in rete o sui giornali di feticismo per adulti spesso si incorre o nella perversione sessuale estremizzata e involgarita oppure al lato psicopatologico? Come tutte le parafilie è chiaro che anche il feticismo ha dei lati oscuri. Entro certi criteri, ossia se non è utilizzato per evitare rapporti con l’altro sesso perché ci si sente inadeguati, frustarti, incompleti o non all’altezza, per evitare paraboloni o contatti con l’altro, o per l’utilizzo dello stesso in maniera maniacale, ossessiva e compulsiva, è una forma del tutto naturale e normale, dello sviluppo feticistico che noi abbiamo sin da piccoli.
Ma come stabilire i criteri entro i quali il feticismo è da considerarsi sano?
Nel corso dei miei studi ma soprattutto delle mie esperienze e competenze parafiliche ho potuto verificare e ricercare quelli erano i criteri che potevano con certezza quasi matematica (exceptio dell’eccezione che conferma la regola) e ho trovato quali sono i criteri che regolano la differenza tra feticismo normale e sano, e feticismo patologico. In realtà e molto più semplice di quello che ci si possa immaginare. Un feticista per essere considerata una persona parafiliaca sana, deve potere sviluppare certi comportamenti che devo avere queste tendenze”:
- La condivisione: Il feticista è sano quando condividere la sua parafilia con la sua partner o i suoi partner non vergognandosene e non usandola al di fuori della coppia come un ladro. Ad esempio l’odorare le scarpe della propria donna quando ella non c’è per auto masturbarsi dimostra già di per se un disagio psicologico notevole.
- La conrelazione: Un feticista è sano quando l’oggetto del desiderio non è scisso dalla persona amata, ma appartiene ad essa. Uomini che amano feticci a prescindere da chi li porta, non sono da considerarsi feticisti sani poiché l’attenzione è rivolta esclusivamente all’oggetto e non alla relazione che intercorre tra esso e la partner.
- L’occasionalità: Il feticismo è sano quando è occasionale ossia quando non è l’unico modo per rapportarsi con l’altro. Sebbene la parafila possa essere fluttuante e in certi momenti essere avvertita con pulsioni forti, in altri è distante, per essere considerata sana deve essere occasionale. L’atto feticistico può essere usato come condimento o alternativa al rapporto tradizionale ma non come unico modo per rapportarsi perché non è completo. Di fatto il vero feticista è un narciso che preferisce provare orgasmi in solitudine senza accontentare la partner immerso nella sua fantasia. Onde evitare questo il feticismo può essere usato occasionalmente, o nei preliminari prima di un rapporto amoroso, ma non deve essere considerato l’unico modo di rapportarsi.
- La Sostituzione: Un feticismo è sano quando non è usato come sostituto di un rapporto. Quindi per evitare rapporti con l’altro sesso perché ci si sente inadeguati, frustarti, incompleti o non all’altezza, per evitare paragoni o contatti con l’altro
- Il Dejavù: Un feticismo è sano quando non è usato come mezzo per ricordare una persona passata che nella nostra vita è stata importante sia dal punto di vista emotivo che dello sviluppo sessuale in negativo o in positivo. Mamma, zia, persona familiare o non castrante, frustrante o desiderabile (maestra a scuola). Quindi il feticismo non è sano quando serve per rivivere certe situazioni passate attraverso un partner.
- Le forme maniacali: Il feticismo è patologico, quando il feticismo è ossessivo, compulsivo e incontrollato tanto da essere usato a prescindere dall’occasione, nella coppia rovinando l’inter relazione e adulterando il rapporto relazionale.
- L’oggettificazione: Il feticismo è patologico quando il legame con un oggetto è così forte da fornire la totale estraneità al mondo in cui si vive e la sua mancanza o perdita porterebbe alla depressione maniacale .
- L’impersonificazione: Il feticismo è patologico quando il feticismo è translato dal piacere che si prova verso una parte di un’altra persona o di un oggetto indossato, all’errata visione feticistica che porta se stessi a impersonare ossessivamente la persona desiderata eliminando la relazione dando spazio al se narciso e unico.
- La coercizione: Il feticismo è patologico quando un individuo lo porta all’estremo diventando sia una forma di feticismo patologico, che un reato. Alcuni feticisti di fatto, possono sviluppare in modo anomalo e morboso questa bellissima parafilia, (grazie a traumi o a problemi psichiatrici di varia natura) a tal punto da abusarne. Ad esempio spostando l’attenzione su un parzialismo pedofilo o obbligando qualcuno a indossare oggetti contaminati, sporchi, pericolosi facendo diventare lo stesso oggetto di espiazione rispetto a cului o colei che si odia e che si ritiene essere causa di una disagio.
Un Normo-feticista è tale perché ama un oggetto, o parte del corpo di una persona (parzialismo) come piedi, capelli, mani, unghie etc.. O le scarpe, o parte di esse indossate di una persona (refirismo) occasionalmente e soprattutto utilizza questa parafilia per completare una relazione nel rapporto con il partner. Tutto ciò che esula da questi criteri è da considerarsi patologico.
Il feticcio oggi è riconosciuto socialmente?
Se da una parte siti internet stanno facendo emergere una condizione di vita sessuale alternativa che è sempre stata presente, ma che era offuscata da pregiudizi a volte corretti ma a volte figli della mancata conoscenza, dall’altra ciò che emerge è il lato spettacolare delle parafilie, quello immediato, volgare, legato al business (video,forum,chat web cam a pagamento,club,feste), al prodomato (mistress che offrono servizi fetish a pagamento), all’esibizionismo o al voyeurismo (feticisti per essere guardati o guardare ma non per inter relazionarsi); dall’altro emergono in rete solo spiegazioni patologiche dal punto di vista psicologico di un fenomeno che può anche essere considerato del tutto normale ma che non viene discusso da questo punto di vista. Scienza e la tecnologia con la loro ambivalenza di collocazione terminologica hanno distrutto la cultura ufficiale dei feticci. Ma la magia degli oggetti, o di una parte del corpo, consolida il suo fascino antico per gli individui, e anche per le coppie, fornendo un altro modo alternativo per approcciarsi. Il feticismo, nel campo delicato della sessualità può diventare un “obbiettivo di desiderio a sè stante” che discosta l’uomo dalla società e lo isola, oppure può essere un mezzo che “fa da ponte” per la completezza di una relazione. E se il vostro feticismo è quel ponte di unione sano e piacevolmente libero allora GODETEVELO!
Se volete porre un quesito scrivete o mandate un video-messaggio
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rosso cardinale dice
Elisa Visconti scrive: ” Nel corso dei miei studi ma soprattutto delle mie esperienze e competenze parafiliche ho potuto verificare e ricercare quelli erano i criteri che potevano con certezza quasi matematica (exceptio dell’eccezione che conferma la regola) e ho trovato quali sono i criteri che regiolano la differenza tra feticismo normale e sano, e feticismo patologico. In realtà e molto più semplice di quello che ci si possa immaginare. Un feticista per essere considerata una persona parafiliaca sana, deve potere sviluppare certi comportamenti che devo avere queste tendenze”.
Allora psicologi e studiosi ci fanno veramente una pippa come si suol dire perchè si possono analizzare cavie, fare esperimenti e supporre, addure, ma alla fine l’espressione che più conta è di colei che scende in prima linea Elisa Visconti. Poi ce la possono raccontare e condire come gli pare ma rimango del parere dopo averne viste di tutti i colori anche su fronti diversi (…) che il soldato in prima linea sa come fare la guerra e conosce la realtà mentre il generale che sta a villa Savioli fa le strategie su carta e spesso le si perde. Il suo scritto Signora, fatto di esperienze e chi più di lei?(….) Unito con la competenza psicologica di Lucien (non sapevo fossi psicologo?psichiatra?psicoanalista?sessuologo? e ce lo spiegherai magari in la) è una bomba che mette a tacere qualsivoglia opinionista professore critico giornalista su carta stampata (…) perchè è fatto dalla prima linea dalla linea di fuoco, dal passaggio di frontiera. Bellissimo questo scritto sul feticismo ma next post che vor dì????
strady dice
complimenti per il testo Miss Elisa e Dott. Lucien
rosso cardinale concordo a pieno, hai perfettamente ragione non c’è “antologia” che tenga rispetto alla vita Reale, esperienza sul campo di Miss Elisa.
Anch’io quotidianamente mi trovo a discutere con persone che Fanno/hanno tantissima teoria ma che quasi sistematicamente non è mai utile quanto l’esperienza diretta sul campo forse perche’ si tende a standardizzare tutto ?? o perche’ in tutte i “settori” ci sono troppe variabili che possono mutare quanto “descritto” dalla TEORIA ???
Complimenti ancora Miss Elisa
umile strady …reduce dalla LIbia 😉
Majo dice
Rosso, credo che sia il soldato che il generale che nomini siano entrambi incompleti: la guerra non la fai sui libri ma neanche in campo.
In campo vedi il tuo campo, nei libri vedi dalla montagnetta, in entrambi i casi sei troppo vicino o lontano..
Nelle Università e nelle ditte serie prendono un ingegnere e lo mettono nei primi giorni a smontare i motori, ma dopo gli fanno fare l’Ingegnere, che vuol dire?
Vuol dire che senza lo studio, quello apparentemente più astratto ed analitico, non esisterebbe alcun motore, ma senza la chiave da sei non potresti capire davvero alcune cose..
Ergo, la ‘cultura’ è la somma dei due mondi, altrimenti non è niente di più che una visione limitata..
Miss Elisa la riconosci in questo: è evidente che è sul campo, è evidente che ha una preparazione Universitaria.
Tornando a noi riprendo la definizione di Lucien:
”Il feticcio è un tentativo di imbrigliare la pericolosità di ciò che non si conosce e che spesso per questo spaventa , riportandolo alle dimensioni familiari di ciò che invece si può vedere e toccare”
e penso tanto al Totem degli Indiani quanto al cornetto che ogni buon ‘Non è vero ma ci credo’ si porta dietro. Quindi non parliamo di una cosa lontana da noi, non è lontana da nessuno..
Riprendo anche alcuni punti di Miss Elisa:
L’oggettificazione:
“Il feticismo è patologico quando il legame con un oggetto è così forte da fornire la totale estraneità al mondo in cui si vive e la sua mancanza o perdita porterebbe alla depressione maniacale
Questo vale tanto per una automobile, quanto per un sistema audio/video quanto per le scarpe di una donna.. anzi forse vale meno per le scarpe e più per l’automobile..
La Sostituzione:
“Un feticismo è sano quando non è usato come sostituto di un rapporto. Quindi per evitare rapporti con l’altro sesso perché ci si sente inadeguati, frustarti, incompleti o non all’altezza, per evitare paragoni o contatti con l’altro
Questo mi ha colpito molto, lo vedo da un punto di vista maschile: se mi concentro su un oggetto o su una parte del corpo non evito di fatto un rapporto vero con LEI?
Magari LEI mi fa paura, perchè mi ritengo inadeguato, o per mille motivi, ed allora ‘traslo’ l’attenzione su un dettaglio, che oltretutto, come dice Lucien (e lo rimetto ancora, ”Il feticcio è un tentativo di imbrigliare la pericolosità di ciò che non si conosce e che spesso per questo spaventa , riportandolo alle dimensioni familiari di ciò che invece si può vedere e toccare”) posso controllare? Insomma, se bacio i piedi, se ‘muoio’ alla vista di un indumento intimo, se ‘amo’ gli stivali nel contempo ‘sfuggo’ ad una relazione vera..
Forse anche vedere la ‘Dea’ è la stessa cosa: vuol dire sfuggire ad un confronto perchè LEI è superiore e quindi io, essendo indegno, sono ‘libero’ dal peso di relazionarmi alla pari..
Detto tra noi (tanto non ci legge nessuno!) mi sono chiesto per quale motivo una donna dovrebbe volere che un uomo faccia certe cose che danno importanza ad un feticcio o ad una parte del suo corpo: posso capire il senso di potere che un certo gesto ti può dare, ma è rivolto verso di lei o verso una scarpa?
E’ chiaro che la mia è una visione parziale, ma è una domanda che mi porrei..
Questo però non esclude la gioiosa, semplificativa, ma indice di profonda saggezza, osservazione finale di Miss Elisa:
”e se il vostro feticismo è quel ponte di unione sano e piacevolmente libero allora GODETEVELO!”
In questa saggezza pratica le donne che mi incantano: lungi dall’essere delle Principesse azzurre indifese alla ricerca del Cavaliere, le donne vere, quelle come chi ha scritto sopra, sono molto più concludenti e realiste di noi poveri maschietti.. 🙂
Un saluto
Majo
elisavisconti dice
elisavisconti dice
strady dice
Miss Elisa La ringrazio ma io faccio solo quello che mi piace fare “IL MIO LAVORO” e solo qui posso dire qualcosa visto che quello che faccio realmente lo sanno poche persone ” I MIEI FRATELLI” un team di poche persone, insieme ne abbiamo passate tante ….
Miss Elisa io sono Mr nessuno Lei è veramente troppo buona.
GRAZIE
umilmente strady
peter slv dice
Buongiorno,
innanzi tutto va detto: ecco, finalmente, un’altra preziosa occasione per aprire le nostre menti. Miss Elisa e Dott. Lucien con estrema chiarezza delianano ciò che prima, per me, è sempre stato piuttosto nebuloso….”LA COMPLETEZZA DI UNA RELAZIONE”…meraviglioso, semplice e logico…e perchè non ci ero arrivato? forse perchè ho voluto mantenere su questo argomento una patina di vergogna… beh mi dovrei vergnognare per averlo fatto.
Grazie Miss Elisa
peter
max dice
A prescindere da quale sia l’elemento (una persona,un oggetto) per il quale siamo più attratti,da bambini forse il ciuccio, la bambolina di pezza, il fazzoletto, la copertina di linus,da adulti e in ambito sessuale,possono essere considerati feticci,scarpe,calze,corpetti,da una parte del corpo stesso ecc…ecc…. io penso che non sia un grave problema avere dei feticci da adorare e che dovrebbe essere visto da un punto di vista più sereno. Ognuno di noi ha infatti i propri gusti, le proprie caratteristiche, i propri desideri.
Quindi è un problema che abbiamo tutti e che potrebbe essere un pò più accentuato, per il semlice fatto che questa voglia particolare non è solo momentanea, ma può diventare dominante, non ti accontenti di quella “normale”.
Non mi risulta che sia possibile determinare l’origine o la causa di un feticcio, e anche dire cosa significhi è impresa ardua, soprattutto senza sapere di che tipo di feticcio si tratta. Se non è qualcosa che ti conduce a compiere azioni fuori della legalità, direi che non essendo una malattia si tratta in primo luogo di imparare a convivere in modo responsabile con questa particolare “passione”. I problemi di regola non derivano dai feticci in sé, ma dal modo in cui le persone li gestiscono.
La sessualità è bella perchè è complessa e mai uguale……
Il Feticismo per luogo comune o avvolte per errata documentazione sull’ argomento spesso appare una perversione sessuale……..ma perchè allora persone si nascondono dietro a queste cose?
Allora la chiamiamo perversione sessuale o semplicemente una passione erotica?
ben dice
la prospettiva da tempo generalemnte accettata per cui una parafilia, in questo caso il feticismo, non è da ritenersi patologia finche non presenti caratteri di ossessione e di esclusività è sotto certi aspetti condivisibile, però, non per ripetermi, ma vorrei dire ancora una volta, per quanto riguarda il discorso feticismo sano/feticismo malato, che secondo me è meglio utilizzare con molta cautela, o direttamente non utilizzare per nulla, termini come “normale” o naturale”, perchè se è vero che valutare una cosa, tentare di distingurne gli aspetti più o meno positivi da quelli più o meno negativi può essere cosa utile e legittima, farlo utilizzando i criteri di “natura” o di “normalità” secondo me falsa il ragionamento, basandolo su principi di autorità arbitrari e culturalmente inventati. tutto ciò che accade è naturale, altrimenti non potrebbe accadere, tutto ciò che l’uomo fa o produce è naturale, altrimenti non potrebbe farlo o produrlo, per cui il concetto di natura rischia essere solo uno strumento di categorizzazione e soprattutto di esclusione. un criterio per distinguere ritengo non possa essere nemmeno quello di normalità perchè ha un velore essenzialmente statitistico, oppure descrittivo, e in entrambi i casi non vedo perchè debba avere un valore prescrittivo. per questo, personalmente, nel distinguere certe forme di feticismo da certe altre, mi sembra fuorviante fare riferimento a idee come quelle di “natura” e “normalità”. inoltre, vorrei dire che credo, posti ovviamente il riconoscimento ed il rispetto dell’altro ed il valore di un rapporto umano e/o sentimentale autentico, che non sia necessariamente così sbagliato un piacere erotico totalmente solitario, o basato sul rapporto principalmente col feticcio. esiste la strada fatta in due, la strada fatta in più di due, ma anche la strada che si fa da soli, quindi finchè si rispettano le persone, può essere lecito evadere dagli altri in compagnia di un feticcio, per questo farei attenzione a patologizzare certe forma di feticismo, a meno che non siano associate a gravi forme di disagio e sofferenza o non risultino nocive per terzi (anche in questi casi però più che di patologia si potrebbe forse parlare, non so,,, di forme di malessere, per dirne una…)
c’è anche un’altra cosa che vorrei dire, vorrei proporre un altro punto di vista sul feticismo. i feticci hanno ovviamente un enorme valore simbolico, sono un po’ dei simboli, anzi. la scarpa, la gonna, certi tessuti, per esempio, rimandano, in linea di massima, ad una certa idea di donna e di femminilità. perchè le donne, in quanto donna, deve vestirsi così? perchè una donna, per essere bella ed eccitante, è spesso preferibile che si vesta in un determinato modo, con certi accessori ecc.? ogni indumento, ogni accessorio, il modo in cui si acostano l’uno all’altro, rimandano ad un’idea di donna che è relativa ad un certo contesto sociale, infatti i feticci non sono uguali dappertutto. MA, il feticismo, così come le parafilie in generale che si nutrono di simboli e simbolismi, sotto quest’aspetto forse “libera”, in un certo senso, l’individuo, in un modo che può sembrare paradossale. voglio dire, tutta la rete di significati e simboli che costituisce una cultura, il modo di sentire e di ragionare delle persone che condividono un contesto culturale, questa rete di simboli e significati, dicevo, è appunto, nelle sue manifestazioni ed influenze, qualcosa che in generale ci costruisce, ci fa essere in un certo modo, dà forma ai nostri sentimenti, ai nostri giudizi, al nostro modo di vedere noi stessi e di apparire, e lo fa in un modo implicitamente violento, facendoci crescere ed educandoci in modo da “essere” così, come se fosse giusto e naturale esserlo (e innaturale non esserlo), e limitandoci, perchè ogni essere umano potrebbe essere e fare mille cose, invece di essere solo ciò che corrisponde a ciò che il contesto lo induce ad essere, e ad agire di conseguenza. nel feticismo invece, tutti quei simboli che “normalmente” costruiscono e nutrono il nostro corrispondere alle aspettative sociali, diventano come un gioco da cui l’individuo, o la coppia, o anche di più, possono trarre soddisfazione, benessere, piacere, anche disciplina intesa però come libera scelta individuale. faccio un esempio a caso per chiarire: nel feticismo, in generale in un contesto parafiliaco, la donna non mette i tacchi alti, o le calze, o le gonne, o quello che è, perchè si usa metterli, perchè la donna deve essere così, perchè la società o i costumi le impongono di agire così, ma perchè a lei piace vestirsi così. giocare così, essere così, e dato che dai simboli non ci si libera, allora che quei simboli e quei feticci di cui abbiamo il cervello ed il cuore pieni che si utilizzino volontariamente per soddisfazione personale, SE E QUANDO ognuno ritiene opportuno utilizzarli. inoltre, in un contesto parafiliaco, questi simboli/feticci sono molto meno vincolanti: la Mistress può apparire molto femminile, truccata e con tacchi altissimi, ecc., ma avere il fallo di gomma, simbolo-feticcio della virilità, e penetrare lo slave che, per quanto mascolino, subisce la penetrazione, simbolo della passività che tradizionalmente si attribuisce alla donna.oppure lo slave può utilizzare abiti femminili e divenire (più o meno…) simile a quella che la cultura ha costruito come donna. nel feticismo o nel bdsm ci si deve credere a quei simboli, perchè abbiano efficacia, ma lo scopo non è più imporre agli individui un modo di essere socialmente accettabile e repressivo, ma la soddisfazione, il gioco, la libertà (anche di ribaltare quei simboli)
Majo dice
Ben, ne hai messa di carne al fuoco!! 😉
Sulla prima parte del discorso non posso che essere d’accordo..
Se c’è una cosa che mi fa ‘ridere’ se non piangere è il Tizio con il dito alzato che parla con aria da Cristo in terra di ‘Contronatura’..
Peccato che contronatura non esiste nulla, e che Cristo tutto aveva meno l’aria del Cristo in Terra..
Sulla seconda parte mi fai venire in mente le origini del Carnevale: non era forse quel momento in cui le persone, coperte da una maschera, erano libere dal loro ‘ruolo sociale’ e potevano essere se stesse?
E’ vero, è in realtà un controsenso che una donna bellissima si vesta ‘da donna’ e poi indossi un fallo finto..
Probabilmente è la follia del Carnevale, ovvero la libertà di essere se stessi e fare, magari anche con gioia, cose stranissime..
A me personalmente invece quel mondo è un po’ estraneo, quello che mi chiedo è se la donna si veste in un certo modo per lei o per noi: se è per lei allora va tutto bene, se è per noi un po’ meno..
Un saluto
Majo
ben dice
Grazie Majo, anche perchè non è la prima volta che riesci a dire con poche frasi semplici e chiare ciò che io magari ho espresso attraverso lunghe frasi eccessivamente contorte e complicate. riesci a cogliere il punto, il che direi che è cosa molto buona ;).
mi piace il tuo riferimento al Carnevale, non so se sia totalmente “sovrapponibile” a ciò a cui mi riferivo, ma sicuramente ci sono delle rilevantissime somiglianze di famiglia (nel senso di wittgenstein,magari si avrà modo di approfondire anche questo tema..) . la Donna col fallo, invece, sì, è un po’ la follia del carnevale, però nel senso di essere ciò che si è ogni volta che lo si sente, anche se un secondo prima si era qualcos’altro, o anche nel momento stesso. ma ci sarà modo di approfondire anche questo tema, spero.. di sicuro, riguardo alla tua ultima considerazione, io spero sempre che qualunque cosa una Donna faccia con me o a me, o comunque si vesta quando fa qualcosa con me, in qualunque veste, sia assolutamente per sè stessa, prima di tutto per sè stessa, se lo facesse solo per me sarebbe un controsenso, mi dispiacerebbe, perchè per me ciò che conta è che stia bene Lei e che Lei sia Chi vuole essere. dovrebbe contare soprattutto ciò che io posso fare per Lei.poi certo, in tutto questo discorso ci sono mille sfumature e mille ambiguità, mille contraddizioni e mille errori che un uomo può fare. però, almeno come ideale regolativo, io cerco di regolarmi in linea di principio in base a ciò che la Donna ama, vuole, impone, desidera, preferisce, è, vuole essere….ecc.
un saluto!
Doctor R. dice
“Quel ponte di unione sano e piacevolmente libero” è la chiosa a questo suo interessante articolo D.ssa Visconti. Un passaggio fondamentale nel quale si rivaluta in accezione positiva tutto quello che è stato da Lei così bene sintetizzato nella presentazione di questo corposo articolo.
Abbiamo avuto già il piacere di confrontarci più volte in passato su queste tematiche e reputo che anche il Suo generoso intervento all’interno del mio libro digitale, intitolato “Profumo di zoccoli”, sia un contributo essenziale alle ricerche attuali condotte in ambito parafiliaco feticista, anche da parte di persone che vivono direttamente questa condizione sulla propria pelle, e che anche grazie alle Sue analisi e consigli riescono meglio a razionalizzare e controllare questo aspetto della propria personalità, senza doversi sentire dipingere sempre come persone deviate.
La deviazione spesso risiede proprio nel pregiudizio e intolleranza del non ammettere differenti forme di espressione in campo erotico e sessuale. Di nuovo Le rivolgo un sentito ringraziamento per questa Sua fondamentale e irrinunciabile opera divulgativa.
Sabrina dice
Dott.ssa Salvi, ho letto con attenzione il suo articolo e ahimè penso proprio di stare con un feticista patologico. Man mano che leggevo mi sembrava di vedere tutti gli aspetti del mio compagno con cui continuo a vivere, penso non per molto, con i nostri tre figli. Dodici anni fa a 28 anni mi sono perdutamente innamorata di un uomo 10 anni più grande di me, lo trovavo gentile, diplomatico, intelletivamente acuto, una persona di fiducia, un bravo lavoratore, un uomo affascinante.
Non mi ha mai confessato la sua parafilia, parzialismo generico con prevalenza di feticismo, nonostante negli anni chiedevo spiegazioni sul perchè si asteneva dai rapporti. Poi stufa ho premuto un po la mano ed è uscita l’amara verità tenuta da lui nascosta e praticata nella solitudine con assidua quotidiana mast.one. A distanza di 12 anni mi sento presa in giro, mi sento derubata della sessualità spensierata che potevo vivere appieno con l’uomo che amavo. Mi senti frustrata e innervosita. Penso spesso di lasciarlo. Per me è stata una cattiveria da parte sua per non avermi fatto conoscere il suo vero sè. Ha preferito tutelare narcisisticamente se stesso. E nonostante sapeva che soffrivo per la mancanza di intimità ha perpetuato negli anni a darsi da sé il piacere, mi ha esclusa, mi ha tolto la possibilità di essere felice. Mi sento arrabbiata. Non trovo altra alternativa che lasciarlo. Certamente soffrirei ma forse nel tempo troverò un po di pace. Non voglio elemosinare né l’amore nè tanto meno il sesso, che tristezza che sento. Ho intrapreso già da due anni un percorso di psicoanalisi individuale. Pure lui e nonostante i farmaci il desiderio si è completamente appiattito. Mi sento disperata.
Intanto le chiedo se esiste una relazione tra parafilie e depressione.
La ringrazio per avermi ascoltata.