Il debito morale è quella condizione che ci fa sentire in debito con qualcuno quando riceviamo qualcosa. Che sia un aiuto per passare un esame, una sostituzione al lavoro, o il chiedere alla vicina di casa di andarci a prendere un figlio perchè l’altro ha la febbre, sino a ricevere da qualcuno un regalo o un dono vero e proprio, ogni volta che riceviamo qualcosa non vediamo l’ora di sdebitarcene, con un azione che sia almeno equivalente a quella svolta.
E se non riusciamo a sdebitarci ecco in arrivo i sensi di colpa che ci fanno sentire in debito morale. Ed in effetti nel nostro mondo formato dalla forma mentis basata sul dare ed avere, dove ogni cosa ha un suo prezzo ed un suo valore, è naturale sentirsi in debito morale con chi ci fa un favore. E non importa quale favore sia. Poichè nell’atto stesso che lo riceviamo ci sentiamo obbligati a sdebitarcene innescando il meccanismo del debito morale. Ma che accade quando ci troviamo difronte ad azioni che vanno oltre alla nostra capacità debitoria? Ad esempio se vi trovaste difronte ad uno sconosciuto che per caso salva la vita ad un vostro parente come potreste sdebitarvi? E che fareste difronte alla famiglia di una ragazza, che, con la sua prematura morte, ha potuto donare il cuore a vostra madre che grazie a questo gesto si è salvata? Soprattutto difronte a casi estremi il debito morale non potrà mai essere ripagato. E cosa accade se per qualche motivo non siamo in grado di pagare il nostro debito morale?
Laura mi scrive: “Carissima Dottoressa, innanzitutto vorrei ringraziarla sia per i numerosi consigli che fornisce, che per i contenuti delle risposte che da. Spesso mi ritrovo infatti negli articoli che scrive e da quando utilizzo alcuni suoi suggerimenti la vita mi ritorna a sorridere. Ma mi perseguita un vero e proprio problema che non so come risolvere. Mi chiamo Laura sono una donna di 54 anni ma da 9 anni convivo con un terribile senso di colpa che mi opprime e che di notte non mi fa nemmeno dormire. Nove anni fa dopo un ennesima crisi fui operata con urgenza. Ero in attesa da tre anni di un trapianto, ma non trovando un donatore compatibile uscivo ed entravo in ospedale di continuo. Oramai ero rassegnata e sapevo che prima o poi una crisi mi avrebbe portata via. Quella mattina, me lo ricordo ancora, mi svegliai sudata di soprassalto perchè avevo sognato una ragazza tutta insanguinata che sorridendo mi disse, io sto bene, prendi pure il mio fegato, a me non serve più ora è tuo. Fui così scossa dal sogno sopratutto perchè la ragazza sembrava uscita da un film dell’orrore che stetti male fino a tarda mattinata. Contattai mia madre che mi disse che probabilmente le terapie che stavo facendo davano delle controindicazioni e mi suggerì di parlarne con il medico la settimana dopo al controllo. Ma non riuscii ad arrivare a quel controllo perchè la notte sopraggiunse una crisi e mi portarono con urgenza all’ospedale. Da li in poi non ricordai più nulla se non le ultime parole che dissi a mi madre. Ci vediamo di la. Poi il buio più totale. Io ho sentito ancora e ho seguito le esperienze post morte di alcune persone, anche perchè sapendo prima o poi di morire mi stavo preparando a sapere cosa poteva esserci, ma nel mio caso c’era solo buio e silenzio. E’ come se ad un certo punto qualcuno aveva spento la mia spina. Non so quanto durò quel silenzio perchè non ne avevo coscienza, ma un giorno riuscii a sentire voci da lontano. E avvertii un forte senso di nausea. Ricordo che i primi istanti di coscienza pensai che ero sospesa in un mondo non mio, ma non mi piaceva perchè sentivo dolore dappertutto. Poi piano piano mi risveglia e capii con confusione che ero in ospedale tra mille tubi. La riabilitazione fu lunga e solo dopo un mese e mezzo mia madre mi disse che mi avevano fatto il trapianto. Lì per lì non pensai al sogno ma quando iniziai a stare meglio e a chiedere cosa era successo, mi raccontarono tutto. Ed è lì che per la prima volta mi dissero che la sera prima una ragazza giovane aveva fatto un incidente e che era morta il giorno dopo. Quando mi dissero così, mi rimbalzò alla mente l’immagine di quella ragazza e iniziai a chiedere come era fatta, chi era, quanti anni aveva. Non fu facile avere tutte le informazioni, per via della privacy, visto che i genitori non hanno voluto fare sapere chi era il donatore, ma sono riuscita comunque a capire chi era. Ed e’ da lì che è iniziato il mio calvario. Grazie al sacrificio di quella ragazza io sono viva ed è terribile non poterlo dire ai suoi genitori, non poterci parlare non poter dire loro grazie. Sono arrivata anche a pensare che io sono viva e lei no e che non era giusto visto che era così bella giovane e promettente. Mi aiuti Dottoressa, perchè so che dovrei essere felice per ciò che ho, ma non riesco ad apprezzarlo. Laura.
Cara Laura, ultimamente, complice il fatto che con Alleanza stiamo cercando di sostenere molte persone che per motivi diversi vivono situazioni drammatiche, ho potuto conoscere famiglie o individui che vivono la tua identica angoscia. Anche se per motivi diversi. Molte, troppe persone sono impregnate di sensi di colpa, per non avere capito, impedito, previsto fatti che poi sono diventati atti di vita. E ciò che è più drammatico non è la vita che vivono difronte alle difficoltà date dalla vita, ma la tristezza che hanno nel cuore e l’incapacità di amarsi e di non sentirsi in colpa. Perchè colpa non hanno. E tu, come loro, sei finita nel vortice del senso di colpa. La tua storia ha dell’eccezionale e lo ha in molti sensi. Innanzitutto hai potuto vivere. E già di per questo dovresti sentirti una persona felice due volte in più rispetto a chi la vita non se la è dovuta conquistare come te. Inoltre, hai vissuto una circostanza eccezionale. Quello di avere avuto un sogno premonitore… e nell’eccezionalità del caso hai vissuto un’ altra esperienza straordinaria. L’incontro con un anima. Purtroppo, la società odierna, non ci prepara e spesso nemmeno noi dedichiamo il nostro tempo, a nutrire lo spirito e le forme eccezionali che lo formano; quindi quando ci troviamo a vivere seppur in modi diversi certe situazioni apparentemente “inspiegabili”, a parte il primo momento di sgomento, non siamo in grado di comprendere la straordinarietà di ciò che abbiamo vissuto. E , rischiamo di far diventare l’eccezionalità una routine cercando o di dimenticarla o di giustificarla come fosse un fatto naturale dovuto ad un indigestione, o una motivazione del tutto logica e naturale.
Come affrontare il debito morale? Come superare il debito morale? E come non farsi divorare dal senso di colpa? Innanzitutto bisogna imparare a distinguere la gratitudine dal sentirsi in debito morale. Essere grati di ciò che ci viene dato, senza dover pagarne pegno è fondamentale per imparare a gestire il debito morale. La gratitudine non deve riconoscere crediti o eliminare un debito. Difronte all’aiuto di qualcuno bisogna dimostrarsi grati e riconoscenti e lo si può fare in mille modi. Ma ciò non implica il formare un azione uguale e della medesima portata. Si è grati dimostrandosi anche generosi con altre persone che potrebbero chiederci un favore. O facendo del bene ad altri, o di se stessi un bene. Ma non tutti riescono ad essere grati perchè per poterlo fare è necessario possedere un benessere personale. Le persone inclini alla riconoscenza hanno capacità di cogliere gli aspetti positivi e i benefici potenziali anche nelle circostanze difficili. Quindi la gratitudine è un attitudine che può essere sviluppata. Imparare ad essere grati è il primo passo per sbarazzarsi delle pesanti conseguenze del debito morale.
Inoltre è necessario capire cos’è la colpa per sbarazzarsi del senso di colpa. La colpa è un sentimento che deriva dall’avere compiuto un atto contrario alle norme. Essere in colpa significa fare qualcosa che moralmente non è accettabile. La colpa, spesso viene usata come arma sui bambini, per impedire loro di sbagliare o nei casi di bambini violentati o abusati, di parlare. Il senso di colpa è spesso indirizzato dai genitori contro i figli, e viene appreso in tenerissima età e persiste nell’adulto. Ed è difficile, ma non impossibile da sradicare. Sentirsi in colpa non significa soltanto crucciarsi per il passato; ma essere immobilizzati nel presente senza darsi delle effettive spiegazioni. E ciò ci impedisce di vivere una vita serena e realizzata. Entrando in questo contesto, cara Laura, puoi ben capire come il tuo senso di colpa, che addizionato al senso di ingratitudine verso coloro che hanno permesso a te di “vivere”, abbia formato un debito morale così pesante da farti sentire infelice. Anche difronte alla straordinarietà che nella tua vita ti è capitata.
Per vivere appieno la tua vita e rispettare le scelte che altri hanno fatto, è necessario che ti sbarazzi velocemente di ciò che credi d’essere il tuo debito morale.
CONSIGLIO: Per superare il debito morale come prima cosa ti suggerisco:
1) di trovare un modo per essere grata al dono che hai ricevuto, rispettandola privacy di questa famiglia. E lo potrai fare se avrai la capacità di comprendere e di gestire ciò che è sopra a noi. Non possiamo mettere un etichetta ad ogni cosa, non è possibile dare una corretta collocazione ai sentimenti e trovare per ogni singola situazioni delle motivazioni. Noi vorremmo fare diventare “naturale” e “spiegabile o giustificabile” ciò che in realtà per sua natura non lo è. E si chiama fede. La fede non è il credere a qualcosa fuori da noi, che si chiamo Dio, Budda, Allah o altro. Ma è il percepire che non a tutto vi è una risposta o spiegazione. E che bisogna saper accettare i nostri limiti. Sapendo che nonostante questi, noi progrediremo. Questa è fede.
2) di sbarazzarti del tuo senso di colpa, perchè non hai commesso nulla di immorale o denigratorio; e lo puoi fare dando valore al dono che hai ricevuto e vivendo appieno la tua vita;
accetta i tuoi limiti e sii felice, accettando che la volontà di questi genitori risiede nei perchè a cui solo la fede può rispondere…. e se entrerai nell’ottica che la nostra vita è un misto tra ciò che possiamo e dobbiamo fare e ciò che potremmo e dovremmo credere, vivrai un esistenza piena che farà fiera sia te che l’anima che ti ha aiutato.
3) infine. Noi siamo l’oggi, non lo ieri, non il domani. Gli errori, le colpe, le mancanze nostre e degli altri su noi, vanno digerite. E si riparte di nuovo con la nuova te! E se proprio vuoi esserne grata, fai di te un dono. In bocca al lupo. Dottoressa Salvi – Sociologa e terapeuta –
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