Il confine tra il narcisimo e l’umiltà del sè, determina quella che in gergo si chiama falsa autostima. E la falsa autostima ci rende sempre nervosi, insaziabili, incontentabili, arroganti, invadenti e ottusi. Rendersi conto di avere una falsa Autostima però è come chiedere ad un cammello di entrare nella cruna di un ago. Potrebbe solo farcela se lui ci crede davvero. Lavorare sulla propria Autostima è tutt’altro che facile. E di certo l’essere umano occidentalizzato, non è mai stato interessato a far crescere il corretto uso del sè. Perchè i metodi formativi e d’insegnamento nelle società occidentali, a differenza delle società orientali sono pressoché nulli. In occidente si spinge sulla formazione del consumismo, che crea società alienate, alienanti e in preda ad alienazioni ed insoddisfazioni, nonostante spesso si raggiungano obbiettivi lavorativi altissimi. Lo stile di vita occidentale, si basa s ul riconoscimento personale e la quantità di palle che si portano in buca. Tutto ciò determina la rottura della vita di qualità e soprattutto dei rapporti di qualità, perchè tali obiettivi portano a vedere l’uomo come uno strumento per arrivare e non più come un soggetto con il quale intessere rapporti sociali. I fautori di questa filosofia che premia il consumismo sfrenato e le ore di burning working sono gli Americani che addirittura hanno inventato il mondo della PNL, ossia del linguaggio Neuro Linguistico atto ad insegnare dei meccanismi che innalnzano i picchi di stress, per spingere l’uomo oltre i propri limiti, oltre alla soglia di gestione e spesso oltre alla soglia della legittimità comportamentale. Annullando la naturale vision della formazione; l’educazione al benessere e ai rapporti umani, che in quel caso diventa l’educazione per obiettivi.
Chi è stato motivato in modo robotizzante ai sistemi motivanti burning, basati sul superamento convulso e violento dei propri limiti, sulla posizione di obiettivi sfidanti, sulle motivazioni invasive del non mollare la preda sinché non si portano a casa base i punti, ha trasformato quella che dovrebbe essere la Loro autostima nel narcisismo del sé. Purtroppo una volta arrivati al quel giro di boa è molto difficile tornare indietro. Ma un modo c’è. Utilizzare i metodi del sociocoaching potrebbe ridimensionare gli obiettivi e ristabilire l’equilibrio. Ma il limite del coaching si fissa nella frase che dice: “… Il coaching si esegue solo a chi lo chiede…”. Che significa che bisogna essere consapevoli di averne bisogno. Bisogno che chi ha una falsa autostima, non vede.
Quindi? C’è davvero il rischio che chi si creda non avverta i propri bisogni? Certamente. Un rischio che aumenta esponenzialmente ogni volta che sussistono episodi di fissione dei propri meccanismi, ossia quando il meccanismo che si utilizza viene confermato dai risultati. Come evitare tutto ciò? Innanzitutto se si vuole veramente capire che genere di autostima noi abbiamo è necessario cambiare il livello delle priorità. Il parametro corretto da utilizzare, non è il numero dei risultati intrapresi, ma è il come. Raggiungere obiettivi rilevanti, si utilizzano metodi poco consoni e non riconosciuti come corretti e franchi è il sintomo più importante della Falsa Autostima. Per poterla scardinare è quindi necessario mettersi in discussione sui metodi di lavoro, e per fare ciò fare bisogna RICONOSCERSI. Sembra un serpente che si mangia la coda ed in realtà questa metodologia è piuttosto complessa ed articolata e dev’essere gestita appunto dalla sinergia tra la sociologia e il coaching con il metodo delle 9 fasi :
- Riconoscimento e Motivazione
- Ascolto
- Analisi
- Dea
- Formazione: Ridistribuzione priorità del metodo (dal risultato al come)
- Workout
- Restituzione
- Specilizzazione
- Fissazione
Ecco che il meccanismo del riconoscimento di sé in un lavoro di ricostruzione di un autostima lesa e traviata è un passo necessario e personale. Quando intendo riconoscere si intende riconoscere i propri errori, le proprie competenze, i propri vizi, ma anche le capacità e i limiti altrui. Tutto si può imparare a fare, ma la cosa più difficile è riconoscere d’avere un metodo sbagliato. Sociologia e coaching, sono complementari ad un lavoro complesso, ma intelligente sul sistema de sé. Proprio per ciò da oggi partiremo con la nuova video guida sul metodo del sociocoaching. Analizzando il mondo articolato e affascinante dei meccanismi umani di difesa ed attacco e sul come renderli efficaci ed ottimizzarli.
Quanto è importante riconoscere?
Quando intendo riconoscere si intende riconoscere i propri errori, le proprie competenze, i propri vizi, ma anche le capacità e i limiti altrui. Tutto si può imparare a fare, ma la cosa più difficile è riconoscere sé stessi. In Sociologia, l’importanza del RICONOSCERE è una tappa di maturazione personale che non tutti, benchè adulti riescono a raggiungere. E che accade se non si raggiunge questo livello di maturità interiore che è frutto sempre e solo di un lungo e sofferto percorso interiore di autocritica e autoanalisi in cui più volte, ci si mette in discussione? Purtroppo, accade che nonostante si utilizzano atteggiamenti errati e lesivi a danno di altri, nonostante di viene colti in castagna, ce la “Raccontiamo” . Rafforzando non solo la motivazione di un atteggiamento errato, ma puntando i piedi sul volere avere ragione a tutti i costi, arrabbiandosi anche in modo spropositato se le nostre ragioni non vengono condivise o contrastate. L’Ira infatti è l’atteggiamento emotivo più evidente nelle persone che si sono costruite una falsa autostima. Si tende a giustificare sviscerando motivazioni logiche e sopraffine per i quali si ha agito in un determinato modo, senza prendere in considerazione minimamente ciò che lo stesso genera nè le condizioni che le stesse hanno generato negli altri. I soggetti intrisi di falsa autostima preferiscono seguire la strade degli obiettivi, incapaci di seguire quella del come. Incapaci di gestire i proprio rapporti con gli altri e si tende a diventyare autocratici, dittatoriali, sgradevoli. Seguire la strade del COME e non quella per Obiettivi prevede tempo, impegno e sacrificio e una profonda dose di autostima.
Autiostima che manca. Quello infatti, che tali soggetti tendono a fare, quando i loroi sistemi danneggiano sé stessi, gli obiettivi che vorrebbero raggiungere e soprattutto il rapporto con gli altri, è quello di cercare delle motivazioni extra-loro. Non fanno quindi la lista delle mancanze, ma bensì si concentrano su ciò che hanno portato in campo di buono rafforzando la loro Falsa Autostima. Ecco che quindi, chi ben usa la tipicità del linguaggio, come arma per ottenere cò che vuole, cerca sempre di perfezionarla per rendersi credibile. E se fallisce nel raggiungere il risultato, non si mette di discussione, ma è portato a credere che è colpa degli altri e che tutt’alpiù, se qualcosa non è passato è perchè il suo meccanismo va perfezionato affinchè la gente lo reputi più credibile. La mancanza di metersi in discussione è un sintomo tipico per questi soggetti, come il credere che tali problematiche per loro non esistano, ma bensì le vedono gli altri. Non rendendosi conto, che basta già il fatto che gli altri le vedano e le facciano notare, per fare capire loro che qualcosa non va. Ma per loro, il giudizio degli altri è ininfluente, perchè gli altri sono solo tramiti e strumenti da usare per raggiungere gli obiettivi. E non persone con le quali rapportarsi. E i rapporti si deteriorano inevitabilmente.
Come fare a sostituire la falsa autostima con la Vera Autostima? E’ necessario costruire la propria maturazione all’interno di un percorso complesso, perchè se tali meccanismi sono automatici, negli anni si vanno a rinforzare. Ecco perchè ad esempio si sconsigliano terapie sul sé oltre ad una carta età anagrafica. Non perchè non si riuscirebbe ad apprendere, ma perchè arrivati ad una certa età, non ci si mette più in discussione.
E il mettersi in discussione è la condizione necessaria per scardinare le vecchie abitudini comportamentali. Ma ciò non basta. E’ infatti inutile riversare in un soggetto che ha già fatto moltissimi corsi motivazionali, altre tecniche di Miglioramento. Perchè se al vaso colmo d’acqua si aggiunge altra acqua, travasa e dell’acqua nuova non resta nulla. Quindi che fare? Per lavorare concretamente con il proprio sé, senza preconcetti e pregiudizi è necessario Disintossiacarsi dai lavori precedenti, che hanno determinato le cattive abitudini. C’è un racconto che uso utilizzare come sociologa, nel campi in cui una persona deve adottare nuove metodologie. Soprattutto quando le stesse sono necessarie per cambiare l’approccio verso il cibo, i vizi compulsivi (alcool, fumo, shopping, accumulazione etc..).
Se volete porre un quesito scrivete o mandate un video-messaggio
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