L’artrosi, è una patologia degenerativa fisiologica, caratterizzata da alterazioni a carico dei componenti della cartilagine delle articolazioni sinoviali, che colpisce sia maschi che femmine oltre i 65 anni. Sebbene la sua comparsa sia un indice di invecchiamento cellulare “naturale” sempre più spesso si assiste alla comparsa dei sintomi/segni distintivi precocemente alla soglia indicata e anche in età giovanile. Se per le donne sotto i 65 annui, la primaria causa di artrosi è la menopausa, poichè le modificazioni ormonali inibiscono i processi di assorbimento del calcio, prima di quella soglia sia per donne e per uomini le principali cause sono lo stile di vita e l’errata alimentazione. Presso il nostro studio, abbiamo trattato giovani donne di 36 anni con artrosi cervicale e lombare determinata da pregressa anoressia, fumo e stile di vita stressante. E uomini di 45 anni con artrosi dorsale e coxofemorale bilaterale causata da lavori in ambienti freddi, sovrappeso e sovraccarico funzionale. Sebbene nella pratica clinica vediamo frequentemente patologie di natura artrosica associate al diabete, il diabete non ne è la causa. Artrosi e diabete sono multi-patologie (artrosi+diabete) che sebbene siano slegate tra loro, collaborano alla disfunzione organica. Gestirle attraverso un equipe multidisciplinare è però fondamentale, perchè se ad un paziente artrosico fosse data l’indicazione di iniziare la cura con cortisone, è necessario fare riferimento al diabetologo di fiducia per la gestione della terapia insulinica attraverso microinfusore che, tra l’altro, permette una gestione più precisa delle eventuali iperglicemie secondarie al cortisone.
Le forme di artrosi
Artrosi dell’anca – Coxartrosi, è una delle forme di artrosi più importanti, sia perché si tratta di un processo cronico degenerativo piuttosto frequente nella popolazione adulta sia per le serie conseguenze che ha sulla qualità di vita del soggetto che ne viene colpito. La malattia evolve in modo lento, ma progressivo, rimanendo per molto tempo praticamente asintomatica; questo rende più difficile intervenire con trattamenti efficaci.
Artrosi del ginocchio – Gonartrosi, è una forma di artrosi che interessa in particolar modo le donne che hanno superato i 50 anni di età; può interessare l’intera articolazione o solo una parte di essa. In assenza di altre patologie o condizioni predisponenti, il più importante fattore di rischio è rappresentato dal sovrappeso. Nel corso delle fasi iniziali della malattia, dolore è generalmente occasionale e tende ad accentuarsi durante i movimenti e a ridursi in situazioni di riposo. Con il passare del tempo, la situazione peggiora gradualmente e il dolore si fa più intenso, diventa quasi permanente e si manifesta anche a riposo.
Artrosi cervicale – Spondiloartrosi, questa forma di artrosi provoca varie manifestazioni neurologiche per la vicinanza di radici nervose che possono venire compresse dalle modificazioni patologiche indotte dal processo artrosico. I disturbi più frequenti sono le nevralgie cervicobrachiali provocate dalla compressione del plesso cervicale e le vertigini, causate dalla compressione dei nervi simpatici del collo che regolano la circolazione del sangue nel labirinto e nell’orecchio interno.
Artrosi del pollice – Rizoartrosi, è una forma di artrosi che si manifesta soprattutto nelle donne che hanno superato i 50 anni. Colpisce la base del pollice e, in particolare, l’articolazione trapezio-metacarpica. Provoca un’importante deformazione del pollice e rende molto dolorosi i movimenti di presa; il dolore è causato dal contatto dirette delle ossa in seguito al consumo della cartilagine articolare e alla presenza di becchi ossei che, agiscono come “punte” infiammando i tessuti.
Artrosi della spalla – Acromion claveare, è caratterizzata da una lenta evoluzione e consiste nel consumo della cartilagine della spalla e nello sfregamento delle ossa che compongono l’articolazione scapolo-omerale. Oltre i 65 anni di età o in persone con una certa predisposizione, la cartilagine della spalla può infatti andare incontro ad usura, provocando dolore, rigidità e limitazione delle normali attività quotidiane. L’artrosi di spalla può essere anche legata a patologie reumatologiche, ad esempio l’artrite reumatoide, oppure può svilupparsi a seguito di una frattura di spalla.
Artrosi lombare – Lomboartrosi, forma che colpisce soprattutto gli anziani, ma anche coloro che per motivi professionali sottopongono la regione lombare a un sovraffaticamento (per esempio sollevando pesi). Dà luogo a lesioni degenerative, soprattutto a carico delle apofisi posteriori delle articolazioni interapofisarie posteriori comprese tra la IVe la V vertebra lombare e la I sacrale. La lomboartrosi si manifesta sia in modo acuto (scatenata da uno sforzo compiuto sollevando un peso o da una torsione del rachide), sia in modo più cronico, in conseguenza di sforzi, carichi pesanti, stazione seduta prolungata. Il dolore lombare si attenua con il riposo in posizione distesa.
Artrosi del polso – forma che colpisce soprattutto coloro che per motivi professionali sottopongono il polso a un sovraffaticamento diversamente dalle altre strutture anatomiche, o spesso tengono le mani in acqua. Il polso ha una struttura articolare molto complessa e quando la cartilagine che ricopre le ossa viene alterata il paziente accusa dolore e inizia ad avere delle serie difficoltà nei movimenti del polso e della mano. Spesso l’artosi del polso da origine a cisti sinoviali. La degenerazione della cartilagine si può diffondere a tutte le ossa oppure può essere localizzata nella zona del semiulnare oppure del polo prossimale dello scafoide o alla testa del capitato. In alcuni casi l’artrosi del polso può essere correlata ad altre patologie dolorose come il tunnel carpale, o le tendiniti dei flessori delle dita.
Artrosi del piede – artrosi interfalangea, metatarsica, alcuni fattori di rischio che possono favorire la comparsa dell’artrosi ai piedi sono obesità, malformazioni ossee congenite, l’uso prolungato di scarpe troppo rigide e tacchi alti, scarpe antinfortunistiche, posture scorrette, piede cavo, piede piatto, alluce valgo, traumi dovuti a incidenti, attività sportiva o lavoro fisicamente impegnativo.
e cause delle artrosi
Va anticipato che ci sono due tipi di artrosi. L’artrosi primitiva o primaria che può comparire anche in età giovanile, le cui cause si ritiene essere genetiche, tant’è che spesso viene osservata in più soggetti che appartengono allo stesso nucleo familiare. L’artrosi secondaria, quella più diffusa, può essere innescata dall’ invecchiameto naturale delle cellule ossee e cartilaginee, oppure se precoce, da fattori ormonali, traumatici, infiammatori (non è raro che l’artrosi compaia in concomitanza con l’artrite reumatoide) od esogeni (alimentazione – stile di vita).
L’artrosi compare nel momento in cui, per cause diverse, le cartilagini articolari non riescono più a rispondere in modo adeguato alle sollecitazioni cui vengono sottoposte. Questa condizione porta due conseguenze
- A LIVELLO OSSEO: a causa del disequilibrio tra osteoblasti (cellule deputate alla produzione di tessuto osseo) e osteoclasti (cellule deputate alla sua disgregazione della matrice ossea) il tessuto osseo perde di massa ed elasticità diventando fragile. Ciò può facilmente comportare microfratture con susseguenti formazioni di calli ossei, che portano ad ulteriore irrigidimento e altre microfratture.
- A LIVELLO ARTICOLARE: a causa della mancanza di elasticità e struttura cellulare della cartilagine (acqua, condrociti, glicosaminoglicani e collagene di tipi I), che assottiglia la cartilagine stessa, le sollecitazioni meccaniche a cui sono sottoposte le nostre articolazioni, porta ad infiammazioni delle sinovie, ulcerazioni e l’avvicinamento dei capi articolari che contribuiscono a stressare ulteriormente la circolazione capsulare che inizia a dare segni di sofferenza. Questi costanti processi infiammatori, innescano la deformazione dei capi articolari facendo in modo che il processo a quel punto, diventi irreversibile.
Sintomi di artrosi
Le principali manifestazioni dell’artrosi sono il dolore, la limitazione funzionale, la rigidità articolare, la malformazione ossea. L’artrosi è inizialmente caratterizzata da dolori lievi, più frequenti nelle ore che seguono il risveglio e in quelle che precedono il riposo. I sintomi si acuiscono con il progredire della malattia, provocando sofferenza ininterrotta e riduzione o inibizione delle capacità motorie. Nelle fasi più avanzate dell’artrosi, un tipico sintomo è il rumore che viene avvertito durante il movimento delle articolazioni, un rumore che, nel caso di artrosi cervicale, viene descritto come “sabbia nel collo”; il rumore è dovuto allo sfregamento delle superfici delle articolazioni.
Diagnosi
La concomitanza dei segni e sintomi sopradescritti pone il sospetto di artrosi; la certezza diagnostica può essere ottenuta mediante radiografia. La gravità delle alterazioni che si riscontrano sulle lastre radiografiche va di pari passo con la durata della patologia; può quindi accadere che l’artrosi si trova nelle sue prime fasi, nonostante possa dar luogo a una forte dolorabilità non dà particolare segno di sé sui reperti radiografici, mentre in altre circostanze pur in presenza di radiografie che mostrano quadri artrosici piuttosto avanzati, si ha pressoché assenza di manifestazioni cliniche. In prevenzione anche per verificare la densità ossea, è possibile sottoporsi alla MOC ad ultrasuoni (
Trattamento
Posto che il miglior trattamento è la prevenzione, bisogna distinguere trattamenti in fasi acute e croniche. A prescindere da ciò, il trattamento multidisciplinare rimane la terapia più efficace.
- PREVENZIONE: essendo l’artrosi una patologia legata all’età, è necessario che la prevenzione e la corretta profilassi, siano seguite non solo per coloro che hanno familiarità, problemi ormonali o metabolici, ma per tutti. Dai 40 anni in sù, dopo un adeguato screenning diagnostico, è buona norma prevenire le carenze attraverso l’apporto di antiossidanti quali coenzima q 10, vit A,E,C, omega 3, acido ialuronico.
- TRATTAMENTO CONSERVATIVO: massaggi, chinesiterapia, fisioterapia e il ricorso a terapie fisiche quali magnetoterapia e lampada termo minerale per stimolare la rigenerazione cellulare e elettroporalizzare mediante calore 33 minerali necessari per il benessere del tessuto cartilagineo e osseo; e gli ultrasuoni e la neuromodulazione, nel caso in cui ci siano infiammazioni, dolore e sofferenza radicolare.
- TRATTAMENTO NUTRACEUTICO: le numerose ricerche scientifiche, stanno dimostrando quanto l’utilizzo di elementi nutraceutici nella dieta e come integratori, possano ridurre gli effetti degenerativi, riattivare i meccanismi di riparazione cellulare e downregolare i processi infiammatori. Integratori a base di glucosamina solfato, condroitina solfato, collagene di tipi I (elementi strutturali della cartilagine), boswellia serrata, insaponificabili della soia, metilsulfonilmetano, artiglio del diavolo, ribes nigrum (come mediatori della flogosi), acido lipoico o tiamina (vit.B1) come protettori della guaina dei nervi che spesso è compressa a causa della perdita di spessore della cartilagine, la vit. B6 o piridossina utile nel sostenere l’attività enzimatica di biosintesi di neurotrasmettitori come il GABA, la dopamina, la serotonina e la noradrenalina sostenendo l’umore. Un ottimo integratore è il Benexol 3000.
- ALIMENTAZIONE E STILE DI VITA: diventa fondamentale, soprattutto se all’artosi sono associate patologie come il diabete, porre riguardo alla correzione dell’alimentazione e delle anomalie posturali quali varismo, valgismo, cifosi, lordosi e scoliosi. Nel caso dell’alimentazione, il sovrappeso mette più pressione sulle ossa. Secondo l’Arthritis Foundation, perdere 6 Kg può diminuire del 50% il dolore al ginocchio. E se si hanno anomalie posturali, migliorare la propriocezione e la muscolatura attraverso l’esercizi fisico posturale ed ortesi, contribuisce a distribuire meglio le forze che gravano sulle cartilagini. Inoltre, il movimento fisico aiuta a lubrificare le articolazioni ed ad ossigenare il sangue. Come risultato, si può sentire meno dolore.
- TRATTAMENTO FARMACOLOGICO: sia nella gestione del dolore che dei picchi infiammatori, si ricorre al trattamento farmacologico. Che può essere sistemico o localizzato. A livello sistemico attraverso l’assunzione di farmaci antinfiammatori come ad es: gli inibitori della Cox-2, come il celecoxib, che presentano meno effetti collaterali degli antinfiammatori classici e analgesici; a livello locale potrebbe essere consigliato il ricorso alle infiltrazioni di cortisone e di lubrificanti articolari come ad esempio l’acido ialuronico. l’utilizzo del cortisone dev’essere cauto poichè nel tempo può aggravare il quadro clinico (le terapie a lungo termine a base di steroidi favoriscono l’osteoporosi).
- TRATTAMENTO CHIRURGICO: nello stato avanzato della patologia, soprattutto se non si è fatto nulla per impedirne l’aggravamento, può essere necessario ricorrere all’intervento chirurgico, sostituendo una protesi all’articolazione danneggiata. I risultati delle protesi sono positivi sia per la durata (oltre il 90% di successo a 12 anni dall’intervento) sia per il recupero. E’ comunque necessario dopo l’operazione, sottoporsi a riabilitazione fisioterapica, sia per riacquistare i gradi di movimento che per la propriocettività.
Prospettiva per star bene
La chiave per sconfiggere i dolori artrosici correlati al diabete è quello di individuarli presto per scegliere la miglior terapia conservativa possibile. Soprattutto nelle multi-patologie (artrosi+diabete) è necessario rivolgersi a vari specialisti che facciano una diagnosi differenziale anche nella gestione dei farmaci. Sebbene nella pratica clinica vediamo frequentemente patologie di natura artrosica associate al diabete, il diabete non ne è la causa. Ma la sua gestione può essere essenziale, poichè se ad un paziente artrosico fosse data l’indicazione di iniziare la cura con cortisone, è necessario fare riferimento al diabetologo di fiducia per la gestione della terapia insulinica attraverso microinfusore che, tra l’altro, permette una gestione più precisa delle eventuali iperglicemie secondarie al cortisone. Inoltre, essendo l’artrosi una patologia degenerativa, anche in questo caso la dieta e l’apporto nutraceutico risultano fare la differenza per stimolare la cellule che costruiscono il tessuto osseo (gli osteoblasti) e inibire quelle che lo distruggono (gli osteoclasti), e quelle del tessuto cartilagineo (condrociti, collagene di tipo I, proteoglicani) che sono corresponsabili della malattia artrosica. Una dieta mirata, la corretta integrazione, la terapia fisica riparativa (MAGNETOTERAPIA E LAMPADA TERMO MINERALE) ed antidolorifica (NEUROMODULAZIONE E ULTRASUONI) e la chinesiterapia possono migliorare sensibilmente non solo la sintomatologia dolorosa, ma anche la qualità di vita rallentando l’avanzare della patologia stessa. Non trascurate i dolori muscoli scheletrici se avete oltre i 50 anni, se ne avete familiarità e se siete diabetici e rivolgetevi al vostro medico anche prima dei 45 anni, chiedendo di sottoporvi alla MOC DEXA o QUS, indagine della massa minerale ossea, che evidenzia la densità minerale presente nell’osso ed eventuali carenze. Iniziare con la terapia conservativa fa la differenza. Se hai il diabete e sei sotto i 50 anni, considera di parlare con il medico e considera di sottoporti ad un anamnesi periodica conservativa in un centro specializzato.
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