La Dottoressa Salvi spiega lo spirito dell’associazione: «Ora puntiamo a raccogliere un milione di firme» Alleanza italiana «Mai più casi come Stamina» Alleanza italiana. «Mai più casi come Stamina» Una raccolta firme per chiedere la modifica della legge Turco-Fazio e del decreto Balduzzi, una petizione per ottenere l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea) e l’occasione per esprimere solidarietà ai medici dell’ospedale Civile di Brescia coinvolti nella vicenda Stamina. Il tutto senza l’ormai ingombrante presenta del patron di Stamina Foundation Davide Vannoni. Parte da qui Alleanza Italiana, un movimento di vigilanza sulle istituzioni e sugli enti paragovernativi per la tutela dei cittadini e delle stesse istituzioni, determinato a fare quanto possibile per non ritrovarsi mai più con un altro «caso Stamina».
La presidente nazionale di Alleanza Salvi, è bresciana e grazie al supporto nazionale della sua rete e del Comitato promotore popolare composto da genitori di bimbi malati e semplici cittadini, ha formulato con l’aiuto di una giurista una proposta per modificare la legge sulle cure compassionevoli, nota come Turco-Fazio, e il successivo decreto Balduzzi poi convertito in legge. La proposta ha come scopo quello di «garantire l’accesso alle metodiche compassionevoli con trattamenti su base non ripetitiva mediante l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali adulte».
NON SOLO, e non tanto dunque, per la «metodica Vannoni», ma anche per tutte quelle terapie oggi presenti in Italia che potrebbero dare sollievo a chi ha ricevuto una diagnosi infausta. La raccolta firme avrà il suo start ufficiale domani con un evento organizzato a Mantova all’interno del quale il dottor Marino Andolina, il medico prescrittore di Stamina, presenterà il suo libro “Un pediatra in guerra”. Dal giorno seguente la proposta di legge sarà inviata negli 8.000 comuni italiani per poter raggiungere, in sei mesi, almeno 50.000 firme e varcare così le soglie del Parlamento. «In realtà puntiamo a raccoglierne almeno un milione – conferma la presidente Salvi -. Da sabato partirà “Tutto per un sorriso – la maratona dei diritti” perché crediamo che l’attuale regolamentazione delle cure compassionevoli vada migliorata in favore di una maggior tutela dei malati, dei cittadini e delle stesse istituzioni».
Nei banchetti, però, non sarà permessa nessuna raccolta fondi e nessuna forma di tesseramento, né politico né di associazioni. «E’ una condizione sulla quale saremo particolarmente rigidi – informa Salvi – e non transigeremo eccezioni». Nemmeno per il costituendo nuovo Movimento Stamina Onlus che va raccogliendo sostenitori e fondi per sostenere Stamina Foundation.
Dopo la raccolta firme partirà a stretto giro anche una petizione online per chiedere l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza perchè siano resi conformi a quelli dell’Unione Europea (per l’inadempienza dei quali l’Italia è già stata richiamata dal parlamento Ue), e un potenziamento dell’assistenza domiciliare e di quella personalizzata in favore delle persone con disabilità.
«IL MINIMO STANDARD di questa assistenza in tutta Italia è stabilito per legge, mentre oggi c’è grande disparità di trattamento fra il disabile che vive in Lombardia e quello che si trova in Sardegna. Quando manca un’assistenza di questo tipo i malati non riescono a sopravvivere e le famiglie sono costrette a far fronte da sole a tutte le spese e le varie incombenze» commenta ancora la presidente bresciana.
In tutte queste attività Stamina non viene mai citata, anche se è stato il suo caso a evidenziare a livello nazionale una falla del sistema delle cure compassionevoli. «Noi abbiamo intrapreso questa strada per i diritti in favore dei malati, dei cittadini e delle istituzioni che si sono comportate in modo corretto» tiene a precisare la Salvi. Fra questi ci sono i medici dell’ospedale Civile di Brescia, che secondo Alleanza «sono fra le vittime di quanto è accaduto», dice Salvi. Tutto in attesa che la situazione si sblocchi, perché la lista d’attesa dei pazienti che aspettano di essere curati con il metodo Stamina a Brescia è ancora bloccata. Complice anche il fatto che la biologa di Stamina Erika Molino non sia rientrata al lavoro, e a oggi è l’unica a poter preparare le cellule per le infusioni. «A novembre dell’anno scorso – spiega la presidente di Alleanza – avevamo trovato nell’assessorato della Sanità in Regione Lombardia un’apertura per poter aumentare fino a 10 a settimana gli atti medici inerenti alle infusioni». Nonostante la disponibilità ad affiancare almeno un altro biologo alla Molino, la diffida di Stamina a far maneggiare le cellule da altro personale ha di fatto reso inavvicinabile il limite dei 40 atti medici al mese.
COPYRIGHT Silvana Salvadori FONTE: Bresciaoggi
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